AUTOart Lancia Fulvia 1:18

RECENSIONE AUTOART LANCIA FULVIA 1.6 HF FANALONE 1:18

UN PO’ DI STORIA

È la mamma della mitica Stratos e la nonna della 037 e Delta. Anche se non può di certo vantare il palmarès delle sue discendenti, ha sicuramente il merito di aver avviato una ricca stagione di successi (15 mondiali vinti in meno di vent’anni). Stiamo parlando della Lancia Fulvia Coupé. La Lancia Fulvia coupé debutta nel mondo del rally nel rally nel 1965: la vettura deriva dalla berlina ma è più leggera, con passo ridotto e con la trazione anteriore risulta molto agile. In Italia è imbattibile: vince 7 titoli nazionali tra il 1966 e il 1973, due con Sandro Munari e Sergio Barbasio, uno con Leo Cella, Arnaldo Cavallari e Amilcare Ballestrieri. Una scia interrotta solo nel 1970 da Alcide Paganelli con la sua Fiat 124 Spider.

Lancia Fulvia HF “Fanalone” – Crediti: petrolicious.com

Disegnata da Piero Castagnero (dichiarò in un’intervista che si ispirò al motoscafo Riva) la Fulvia Coupé è una berlinetta sportiva 2+2 posti. Aspetto sportivo ma allo stesso tempo elegante, finiture curate (la plancia è rivestita in vero legno) e dalle prestazioni sportive. Le similitudini sono abbastanza evidenti sul frontale e sulla linea di fiancata col prototipo che fu presentato da Giovanni Michelotti al Salone Torino del 1961, con la meccanica della Fiat 1300/1500.

Vista posteriore – Crediti: petrolicious.com

La Fulvia fu realizzata accorciando il passo della berlina di 150 mm. La coupé era spinta, al debutto, da un motore V4 con 1216 cm3 da 80 CV. Alimentazione con carburatori a doppio corpo Solex e cambio a 4 marce. Grazie al peso contenuto di soli 950 Kg, la piccola vettura raggiungeva agilmente i 160 km/h. Le ottime doti telaistiche della vettura incoraggiarono i progettisti ad introdurre nel 1966 un potenziamento a 88 CV sulla versione HF, alleggerita con cofani e portiere con una lega chiamata Peraluman, in alluminio e magnesio. Vennero eliminati i paraurti, semplificato l’allestimento interno, utilizzate lamiere più sottili nelle parti non strutturali e inserito il lunotto posteriore in plexiglass.

L’inconfondibile logo HF – Crediti: petrolicious.com

I successi di categoria ottenuti grazie alla versione HF ispirarono la realizzazione della versione 1.3 S, con propulsore potenziato a 93 CV, dotato di radiatore dell’olio. La 1.3 S prese il posto della versione standard nel 1968. La gamma incluse inoltre la 1600 HF (versione trattata in questa recensione) con propulsore da 1584 cm3 e 115 CV. Questa versione era dotata di cerchioni Cromodora in lega leggera e carrozzeria dotata di parafanghi allargati. Questa versione fu tra le principali protagoniste delle competizioni rally a fine anni ’60 e primi anni ’70. Il debutto avvenne al Tour de Corse del 1965, pochi mesi dopo la sua presentazione.

Nel campionato del mondo rally ottenne solamente un terzo posto (Safari Rally del 1974 con pilota Sandro Munari), ma la Fulvia Coupé si era imposta con successo negli anni precedenti, conquistando il Mondiale Marche nel 1972, che l’anno successivo sarebbe diventato il campionato del mondo costruttori.

LA REPLICA PROPOSTA DA AUTOART

  • Codice modello: AA74703
  • Serie: Millenium
  • Data di uscita: 10/2005
  • Materiale: DieCast
  • Scala: 1:18
  • Aperture: Si

AUTOart pubblicò dapprima i tre modelli stradali e una versione da rally, nell’ottobre del 2005. I colori previsti furono il rosso, l’amaranto Montebello e l’azzurro. La versione rally proposta fu invece quella di Ballestrieri/Bernacchini che corse a San Remo. Nel 2007 si aggiunsero altre due versioni rally: prima la Munari/Manucci, versione winner del rally di Monte Carlo, poi la Ballestrieri/Bernacchini, versione winner del rally di San Remo. Personalmente, non ho mai amato particolarmente le versioni rally, mentre ho ritenuto più interessanti le versioni stradali di questa frizzante coupé.

La versione scelta da me è l’Amaranto Montebello, che rispecchia l’aspetto della versione HF di questa vettura: è presente la banda giallo/azzurra che divide in due la livrea e i parafanghi in tinta con la carrozzeria, così come gli specchietti. AUTOart è sicuramente riuscita nell’intento di catturare l’essenza di questa vettura: il modello risulta piccolo ma vivace, trasmettendo la sensazione di agilità della vettura reale. La dimensione delle ruote è corretta, così come l’assetto, abbastanza rialzata da terra, come si usava ai tempi. La verniciatura è omogenea e ben coprente. Ottima la qualità dei cristalli, sottili e non deformanti. I più pignoli noteranno però che le portiere non si “amalgamano” perfettamente col corpo vettura. Le shutlines sono leggermente più abbondanti di come AUTOart ci ha abituato, ma il tutto può essere perdonato considerato che stiamo esaminando una Millenum del 2005.

L’ESTERNO

È fin sa subito apprezzabile la linea a “motoscafo” che Piero Castagnero ha voluto dare alla vettura. Come detto prima, il modello risulta abbastanza alto da terra, ma questa caratteristica era presente anche sulla Fulvia reale, con un’altezza minima da terra di 124 mm che corrispondono a circa 6,9 mm nella scala 1:18. Il modello, quindi, sembrerebbe essere qualche millimetro più alto ma questo aspetto si nota poco.

Il frontale del modello è completo di tutto. La qualità dei gruppi ottici è ottima: AUTOart ci ha da sempre abituato a fari parabolici di ottima fattura (spesso di resa migliore rispetto ai gruppi ottici realizzati su modelli moderni recenti). L’aspetto è “cristallino” e non opacizzato (spesso colpa di colle di scarsa qualità), e la resa delle costolature della lente di Fresnel è ottima. Le cromature sono di ottima fattura. La griglia frontale è passante: forse sarebbe dovuta essere un poco più sottile, ma capiamo che probabilmente è di materiale plastico e stiamo comunque parlando di un modello del 2005. Anche la cromatura che corre lungo tutto il profilo frontale poteva essere più sottile, ma vi assicuro che se avete il modello in mano non ve ne accorgete. Perfetto il logo Lancia al centro della calandra e la presenza delle quattro feritoie in basso.

Ben replicato l’indicatore di direzione posto sullo spigolo del frontale. Completo di bordino cromato, presenta un’ottima tridimensionalità. Il modello è completo dello specchietto lato guidatore in tinta con la carrozzeria (cromato invece nella versione rossa). I passaruota sono ben scolpiti e in materiale plastico ma ben innestati nel corpo vettura (di colore nero nella versione rossa).

Le cromature che corrono lungo i finestrini sono di ottima qualità. I cerchi Cromodora in lega sono ben replicati: l’aspetto metallico “opacizzato” è reso abbastanza bene. La spalla degli pneumatici ha la giusta altezza ma la qualità della gomma di cui sono fatti mi è parsa un po’ rigida. Nitido il logo Lancia al centro del mozzo. Come al solito, mancano le valvole di gonfiaggio. Purtroppo, i cerchi non lasciano intravedere i freni a disco retrostanti, ma vi assicuro che sono presenti. Ben scolpita la maniglia cromata della portiera.

Qualità ottima anche per i gruppi ottici al posteriore. Non manca nulla: dalle luci targa cromate ai catarifrangenti sotto i fari posteriori, sino agli attacchi del paraurti non presente (poiché versione HF) e alle immancabili decal “rally HF” e “Lancia Fulvia” rigorosamente cromate. Peccato solamente per quella linea di assemblaggio nella parte bassa del posteriore, non presente sulla vettura reale. Corretta la forma e la dimensione dello scarico posteriore, con la marmitta che fa capolino subito dietro.

GLI INTERNI

Quasi superfluo dire che il modello è totalmente apribile, con facile accesso agli interni, interamente moquettati e con buone finiture, seppur in linea con la serie Millenium.

Gli interni sono ben riprodotti e fa subito mostra il rivestimento che simula il legno del cruscotto. Il volante a due razze presenta anch’esso un rivestimento che imita il legno, completo di logo Lancia al centro, però la corona è un poco spessa. Gli indicatori dietro al volante ci sono tutti e ben leggibili: contachilometri, indicatore livello carburante, termometro liquido di raffreddamento e contagiri motore. Sulla plancia centrale presenti i tasti bianchi del condizionatore d’aria e tergicristallo. La sede relativa all’orologio elettrico è però vuota. Peccato. Presente il posacenere in basso (anche se andava colorato in argento) e i tasti rosso e blu, rispettivamente della regolazione della temperatura e della presa d’aria.

Il cambio è eseguito abbastanza bene, forse l’asta è un poco corta ma lo schema delle marcie è del colore blu corretto. Immancabile il logo Fulvia cromato, nell’alloggiamento predisposto per la radio. La pedaliera è un poco grossolana. Essendo questa la versione Coupé 1600 HF base e non la Lusso, i sedili sono sportivi ma sprovvisti di poggiatesta. AUTOart ha fatto una scelta un po’ povera per i sedili: per replicare la pelle avrebbe potuto usare un rivestimento gommato e rendere lo stampo un po’ più “morbido”. Sono gli unici elementi un po’ sottotono degli interni.

MOTORE E MECCANICA

Alzando il cofano posteriore, il modello presenta una piacevole sorpresa: il motore da 1,6 litri a V (con tanto di testata in colore giallo e blu, che sta ad indicare l’appartenenza della vettura alla serie HF) presenta dettagli abbastanza accurati per una Millenium. Sono presenti vari cavi, sia elettrici che per i liquidi. Si scorgono subito i due carburatori orizzontali a doppio corpo Solex, il filtro dell’aria, la batteria e le vaschette olio freni e liquido lavavetri. Presenti anche più targhette, tra cui quella di identificazione del veicolo. Presente anche l’asta sorreggi cofano in metallo. Insomma, il motore è una piccola sorpresa considerata la fascia del modello, soprattutto paragonandolo ad alcuni motori della più recente serie Composito, dove non sfigura affatto. Questo dovrebbe far riflettere e spero vivamente che AUTOart si dia da fare nel proporre nuovi modelli con dettagli del motore ben fatti come una volta (o anche meglio).

Il cofano posteriore è ovviamente apribile e l’apertura viene facilitata dalla presenza di un pantografo in metallo come nella vettura reale. Il bagagliaio è moquettato e completo di ruota di scorta tenuta ferma da una cinghia in gomma. Niente male.

Il fondo della Lancia Fulvia – Crediti: AUTOart

Il pianale risulta abbastanza monotono, per via dell’unico colore utilizzato, il nero. Sono però presenti tutti i principali componenti, a partire dal basamento del motore e parte del cambio. Non manca ovviamente il tubo di scappamento che si innesta nella marmitta cilindrica per poi sfociare nello scarico posteriore. Visibile anche parte delle sospensioni, a ruote indipendenti con bracci trasversali all’anteriore e ad assale rigido con biella trasversale (barra Panhard) al posteriore. Gli ammortizzatori idraulici telescopici sono presenti ma poco visibili e non attivi. Il pianale è in linea con quanto, mediamente, offre un modello di fascia media.

CONCLUSIONI E PAGELLA

La replica di questa iconica vettura, proposta da AUTOart, non ha nessuna grave mancanza o errore. Non dobbiamo perdere di vista che stiamo parlando di una Millenium, quindi di un modello facente parte della fascia media (che quindi mostra i suoi dovuti limiti). AUTOart di certo non si è risparmiata, seppur qualcosa poteva essere affinata meglio, come ad esempio i sedili, che risultano troppo “plasticosi” e mal scolpiti nella parte posteriore (stessa cosa si ripete per il divanetto posteriore). Sarebbe bastato un semplice rivestimento in gomma. Rimane quella lieve “sbavatura” riguardo gli sportelli, che non si inseriscono perfettamente nella fiancata della vettura, ma questo aspetto è una pignoleria. Gli aspetti positivi sono sicuramente la griglia anteriore passante, le cromature di qualità, gli ottimi dettagli del motore (presenza di cavi e targhette) e la plancia ben eseguita.

Vien da chiedersi come un modello del genere, con buoni dettagli e un prezzo accessibile, venne snobbato per anni da tantissimi collezionisti. È una vettura ricca di storia, una grande pagina del marchio Lancia, una vettura che inaugurò il grande successo ottenuto nei campionati da Rally, ormai oggi storia. La replica la consiglio a tutti gli amanti del marchio Lancia e della Fulvia: per chi ama la stradale potrà scegliere tra tre colori, tutti molto interessanti. Per chi ama le versioni da rally, potrà scegliere tra ben tre versioni. Ovviamente il mio consiglio è il solito, ossia acquistarle al giusto prezzo. Vi lascio alla pagella.

LA PAGELLA DI DIECAST PASSION

Esterno: 7,5/10

Interni: 7,5/10

Motore: 7/10

Materiali: 7/10

Fedeltà: 7,5/10

TOTALE: 36,5/50 [Buono]

Nota: da 0 a 10 Insufficiente; da 10,5 a 20 Sufficiente; da 20,5 a 30 Discreto; da 30,5 a 40 Buono; da 40,5 a 50 Ottimo

Per un confronto con la vettura reale, di seguito una galleria dedicata a questa storica e popolare vettura di un marchio che ha rappresentato l’eccellenza italiana.

Qui invece trovate una ricca photogallery della replica di questa recensione.

Crediti galleria: petrolicious.com. Qualora riconosceste vostra un’immagine utilizzata nell’articolo o conoscete l’autore contattatecelo in modo tale da aggiungere i crediti o eliminare il contenuto.

Darius Kri
Darius Kri
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