ASTON MARTIN DB4 GT ZAGATO – UN PO’ DI STORIA

La DB4 GT Z fu prodotta dall’Aston Martin tra il 1960 e il 1963. Presentata al Salone dell’Automobile di Londra, nell’ottobre 1960, era una versione speciale della DB4 GT, sul mercato dal settembre del 1959.
Ercole Spada, della Carrozzeria Zagato di Milano, curò la progettazione di una DB4 GT più compatta, leggera ed aerodinamica di quella già nota. Molti componenti in acciaio furono aboliti e sostituiti da componenti in alluminio. Tutti gli elementi non essenziali furono eliminati, a partire dai paraurti. Si fece uso anche del Perspex (polimetilmetacrilato), all’epoca già diffuso in ambito aeronautico, per le migliori doti di trasparenza, resistenza alla rottura e leggerezza rispetto al vetro. La cura permise di perdere 45 chili.

Aston Martin DB4GT Zagato in una foto del 1960 – Crediti: astonmartin.com

Il motore con basamento in lega di alluminio, sei cilindri in linea di 3,7 litri, con doppio albero a camme in testa, due spinterogeni, due candele per cilindro e tre carburatori a doppio corpo Weber – aumentando il rapporto di compressione da 9,1:1 a 9,7:1 – acquistò 12 CV, con una potenza massima di 314 CV a 6600 giri/min.
L’obiettivo era di proporre la migliore Gran Turismo possibile sul mercato, in grado di battere la Ferrari 250 GT SWB. Il piano di produzione era originariamente limitato a 23 vetture destinate alla vendita e 2 autotelai di scorta.
La richiesta del pubblico fu però inferiore alle aspettative e le unità completate per la commercializzazione furono solo 19 (11 con guida a destra e 8 con guida a sinistra). I rimanenti 6 autotelai (tutti con guida a destra) saranno la base delle due successive serie “postume” del 1991 (Sanction II – quattro esemplari) e del 2000 (Sanction III – due vetture). Nel 2003, infine, un telaio (con guida a destra) originariamente costruito per una DB4 GT normale è stato completato con la carrozzeria Zagato e battezzato DB4 GT Zagato Special. Oltre alle 26 vetture ufficiali, esistono anche diverse repliche non riconosciute dall’Aston Martin.

Aston Martin DB4 GT Spèciale Zagato – Crediti: lfimage.blogspot.com

La DB4 GT Zagato era una Gran Turismo omologata, già pronta per partecipare alle gare. Con le preparazioni delle varie scuderie in cui finì, che spaziavano dalla meccanica alla carrozzeria, partecipò per alcune stagioni alle competizioni automobilistiche, non riuscendo però a cogliere molte vittorie sperate. Nonostante gli interventi della Carrozzeria Zagato restava infatti una vettura di notevoli dimensioni e pesante, meno maneggevole di altre GT, che pure dotate di propulsori di potenza massima inferiore, riuscivano a superarla. Si dimostrò anche poco affidabile nelle gare di durata, costretta spesso al ritiro per guasti. Già le prime corse furono premonitrici: il 3 aprile 1961 il primo esemplare costruito (che era stato esposto all’Earl’s Court Motor Show del 1960) pilotato da Stirling Moss partecipò al Fordwater Trophy a Goodwood, arrivando terzo, dietro alla vittoriosa Ferrari 250 GT SWB di Mike Parkes e ad una DB4 GT normale; il 14 maggio, il privato Edy Corthesy, con la sua DB4 GT Zagato rossa (la stessa vista al Salone di Ginevra) al Grand Prix del Royal Automobile Club de Spa, pure giungendo al traguardo, restò dietro a Ferrari e Jaguar.

Jim Clark a bordo della Aston Martin DB4 Zagato, Goodwood, 1961 – Crediti: sconosciuto

Tra il 1961 e il 1962, l’Aston Martin curò direttamente la realizzazione di quattro vetture da competizione (tutte con guida a destra), per i team privati più esigenti, intenzionati a partecipare alle gare del Campionato Mondiale GT. Con il Design Project 207 vennero così allestite le due vetture commissionate dalla Essex Racing Stables di John Ogier. Caratterizzate da un ulteriore alleggerimento dello chassis, la carrozzeria appariva con un frontale più piatto, il tettuccio ribassato, i parafanghi posteriori allargati e la coda di forma diversa. Pesavano quasi 100 chili in meno della DB4 GT del 1959 e vennero soprannominate Lightweight. Di colore “Aqua Verde Caliente” con interni neri, sono conosciute anche dalle targhe di immatricolazione, 1VEV e 2VEV. Parteciparono alla 24 Ore di Le Mans del 1961, ma non riuscirono a completare la gara. La 2VEV successivamente vinse una gara minore in Inghilterra, ma nella primavera del 1962 a SPA, dove si mostrò velocissima, si schiantò fuori pista, oltre le barriere, capovolgendosi; il pilota Lucien Bianchi rimase incolume, l’auto era distrutta. John Ogier, aiutato dal rimborso assicurativo, riportò la vettura alla casa madre, per farla riparare.

Jhon Suertees alla guida di una Aston Martin DB4 GT Zagato Lightweight – Crediti: goodwood.com

I danni erano ingenti e l’Aston Martin, che con il Design Project 209 stava allestendo due nuove vetture da competizione, dotate di carrozzeria similare, ma ancora più leggere (altri 30 kg in meno) preferì ricostruirla, adottando le specifiche del nuovo progetto. Ci sarebbero state così tre Ultra-Lightweight; di queste, le due originariamente previste furono quella targata 63PH e quella destinata al pilota francese Jean Kerguen, per la 24 Ore di Le Mans (dove aveva colto la vittoria di classe nel 1957 con l’Aston Martin DB3S ed era stato costretto al ritiro, a causa di un guasto, con la DB4 GT Zagato #1, all’ultima edizione). Quest’ultima Ultra-Lightweight è stata l’unica Aston Martin DB4 GT Zagato prodotta nella tinta French Racing Blue, nota nell’ambiente dei box anche come “Baby Blue”. Jean Kerguen fu costretto al ritiro a Le Mans, pure con questa vettura speciale, dopo quasi 12 ore, dalla rottura del propulsore. L’anno successivo (1963) all’estremità del cofano posteriore fu montato uno spoiler, dal quale l’auto acquistò il soprannome di Ducktail. Kerguen partecipò alla 6 Ore di Dakar, arrivando secondo, e di nuovo alla 24 Ore di Le Mans, non conclusa, per la rottura di un asse. Nel 1964 la Ducktail, ormai a fine carriera, conquistò il suo unico primo posto assoluto al Rallye des Routes du Nord.

The ducktail DB4 – 1961 Aston Martin DB4 GT Zagato (DB4GT/0193/R) – Crediti: sconosciuto

Oggi tutte le DB4 GT Zagato sono tra le più desiderate, dai grandi e facoltosi collezionisti di GT speciali, e alle aste facilmente sono battute a oltre 1.000.000 di sterline inglesi. Nel 2015 CMC Models ha proposto una replica 1:18 di questa vettura in cinque versioni: l’item M-132 (in quantità non definita) propone il colore Almond Green (oggi il più diffuso, in seguito alla riverniciatura di più esemplari, ne esistono due con guida a sinistra e tre con guida a destra); l’item M-139 (limitato a 2500 pezzi) replica lo chassis DB4GT/0180/L, colore bianco, che con numero di gara 1 partecipò alla 24 Ore di Le Mans del 1961; l’item M-140 (limitato a 1000 pezzi) mostra una generica “Racing Version” colore light blue, chiaramente ispirata alla Ducktail, che però aveva guida a destra e carrozzeria leggermente diversa; l’item M-146 (limitato a 1000 pezzi) è la versione rossa (di cui furono prodotti in origine due esemplari con guida a sinistra); l’item M-150 (di cui la produzione è stata fermata a 400 pezzi circa) è la Goodwood Green, oggi la più ambita dai collezionisti, con quotazioni oltre i 1000 euro. Paradossalmente, nonostante sia una tinta tipica delle Aston Martin, nessuna DB4 GT Zagato fu verniciata di questo colore. La prima prodotta, chassis DB4GT/0200/R (con il numero più alto ai fini dell’omologazione GT) legata al circuito di Goodwood dal suo battesimo agonistico, per una strana coincidenza, che non mancheranno di apprezzare gli appassionati dei modelli CMC, era di colore Midnight Blue.

Crediti: ultimatecarpage.com

Testo di Alessandro Vinci.

Crediti galleria fotografica: astonmartin.com, wheels.iconmagazine.it, ultimatecarpage.com, goodwood.com, lfimage.blogspot.com, web.

Darius Kri
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