RECENSIONE AUTOART BUGATTI VEYRON SPORT (EDITION MERVEILLEUX) 1:18

UN PO’ DI STORIA

Ha mantenuto per più di 10 anni il primato di vettura di serie più veloce al mondo, capace di superare i 400 km/h di velocità: stiamo parlando della Bugatti Veyron, creatura francese ma con origini italiane, da anni ormai facente parte del gruppo Volkswagen. Svelata del 2005, distrusse ogni record, incluso il prezzo di listino: si giunse a 3 milioni di euro per le versioni speciali, diventando una vera icona di lusso ed esclusività. Nel 2001 Bugatti annunciò al Salone di Ginevra l’entrata in produzione della nuova Veyron: il gruppo Volkswagen voleva da tempo produrre l’auto di serie più veloce al mondo, andando incontro ad una sfida tecnologica che univa prestazioni estreme, nuove soluzioni meccaniche e aerodinamiche e un allestimento luxury artigianale. Ma rivediamo brevemente la storia.

Crediti: web

L’ingegner Piëch (principale fautore della nascita della Veyron) si rivolse ad un grande designer italiano per dare forma alla propria creatura: Giorgetto Giugiaro. Giugiaro non partì da un foglio bianco, ma trasse forte ispirazione da Jean Bugatti (padre della mitica Atlantic). Nel 1998, al Mondial de L’automobile di Parigi, fu presentato il primo progetto di quello che portò alla Veyron: la Bugatti EB 118. La vettura era dotata di trazione integrale, telaio a struttura spaziale in alluminio e sospensioni di tipo multilink.

Bugatti EB 118 – Crediti: web

Dopo qualche mese, al Salone di Ginevra del 1999, proposero un secondo prototipo di colore blu metallizzato: la Bugatti EB 218. Il nuovo pacchetto vedeva l’aggiunta di una carrozzeria più leggera (interamente in lega di alluminio) e ruote in magnesio (più leggere ma resistenti). Gli interni erano in pelle e radica di alta qualità.

Bugatti EB 218 – Crediti: web

Col terzo prototipo (la EB 18/3) Chiron, prese forma l’idea di “berlina di lusso”, discostandosi dalla super car sportiva. Le linee uscirono dalle mani della Italdesign in collaborazione con il centro stile VW-Audi dell’epoca segnando una rottura col passato. Il nome Chiron era un omaggio a Louis, pilota ufficiale Bugatti attivo tra gli anni ’30 e ’50. Il quarto prototipo fu presentato invece al salone di Tokyo: la Casa di Molsheim affidò la matita al giovane e promettente Josef Kabaň. L’EB 18/4 fu accolta abbastanza bene dagli appassionati e addetti ai lavori. Gli elementi che contraddistinguono la Veyron erano ormai definiti.

Bugatti EB 18/3 – Crediti: web
Bugatti EB 18/4 – Crediti: web

Nel 2000, a Ginevra, Piëch annunciò che Bugatti avrebbe prodotto la vettura più potente mai vista: 1001 cavalli di potenza e una velocità di punta che avrebbe superato i 400 km/h. Un bolide con prestazioni mai viste prima, la più veloce al mondo in pieno stile Ettore Bugatti: “Se la si paragona, allora non è più una Bugatti”. Il primo modello di EB 16.4 Veyron fu presentata nel settembre dello stesso anno a Parigi. La sigla svelava le caratteristiche principali del motore: 16 cilindri a V di 90°, più di 7 litri di cubatura e alimentazione con quattro turbine. Auto dedicata a Pierre Veyron, vincitore della 24 Ore di Le Mans del 1939 a bordo della Bugatti Type 57.

Primo bozzetto del motore a 8 cilindri – Crediti: web

L’annuncio definitivo arrivò nel 2001, decretando la rinascita della casa di Molsheim. Il design della Veyron definitiva presenta linee curve e sembra quasi assecondare il vento, grande amico per quanto riguarda il raffreddamento dell’enorme motore e impianto frenante. Superati i 220 km/h la vettura cambia assetto: si abbassa l’altezza da terra (per opporre meno resistenza al moto) e fuoriesce automaticamente il doppio spoiler al fine di aumentare il carico aerodinamico. L’abitacolo è artigianale e lussuoso, realizzato in pelle di alta qualità con inserti in alluminio.

Bugatti Veyron 16.4 2001 – Crediti: web

La produzione in serie partì nel 2005, dopo anni di progettazione e ricerca (che videro la risoluzione di problematiche come il raffreddamento del potentissimo motore e la realizzazione di pneumatici particolari adatti solo alla Veyron). Disse Stephan Winkelmann: “Con l’ipersportiva Veyron, la rinascita del marchio ha raggiunto lo spirito di Ettore Bugatti, che aveva fatto dell’ingegneria un’arte, sforzandosi di raggiungere la perfezione di tutto ciò che faceva”.

Bugatti Veyron Super Sport Merveilleux Edition – Crediti: web

Nel corso degli anni si sono susseguite varie versioni speciali della Veyron, tutte apprezzate dagli estimatori della vettura. La recensione che segue vede come protagonista la versione “Edition Merveilleux”. Come anticipato nella photogallery, l’auto fu commissionata per conto di un fortunato (e ricco) acquirente cinese (di nome Simon) che la volle personalizzare con un esterno totalmente in fibra di carbonio a vista e interni blu elettrico. Fu un regalo per i suoi 40 anni. Chissà cosa si è regalato per i 50 anni…

LA REPLICA PROPOSTA DA AUTOART

  • Codice modello: AA70934
  • Serie: Signature
  • Data di uscita: 12/2013
  • Materiale: DieCast
  • Scala: 1:18
  • Aperture: Si (4)

Sarò sincero: anni fa non amavo particolarmente la Bugatti Veyron. Forse perché in quegli anni uscirono tante icone dell’automobilismo (come la Ferrari Enzo o la Lamborghini Murciélago) che fecero quasi passare in secondo piano la Veyron. Ciò che odiavo particolarmente di questa vettura erano le tinte bicolore che ho sempre mal visto su una supercar (considerazione puramente personale). Ma nel corso degli anni, Bugatti ha prodotto un grande numero di edizioni speciali che hanno, in parte, modificato l’aspetto di questa iconica vettura. Una tra queste è, come ormai avete ben capito, l’edizione Merveilleux.

Ciò dimostra come la giusta colorazione e la modifica di qualche dettaglio (la Merveilleux è una Super Sport) può farti cambiare quasi radicalmente la percezione del design della vettura. Ammetto che quando AUTOart annunciò nel proprio catalogo l’arrivo di questa versione speciale mi convinse immediatamente: la combinazione con esterno nero in fibra di carbonio e interni blu elettrico la trovai fantastica e svecchiava di parecchio una vettura che sembrava già accusare qualche anno sulle spalle. Il modello fa parte della serie Signature: scatola color “blu Bugatti” (con tanto di logo in bella vista), all’interno troviamo il Certificato di Autenticità con numero del modello e il classico manuale dove viene descritta la vettura e il modello. Altre versioni di Veyron presentavano anche la lente di ingrandimento e forse anche un panno. Qui non sono presenti.

L’ESTERNO

AUTOart ha saputo cogliere le linee curve e le forme generose della Veyron. La verniciatura risulta omogenea e la trama in fibra di carbonio non presenta sovrapposizioni o distorsioni di alcun tipo. Merito della tecnica con stampa a tampone che AUTOart utilizza oramai da svariati anni ma che purtroppo presenza un limite: il risultato finale non restituisce una superficie abbastanza lucida o direi meglio “a specchio”. La fibra di carbonio reale è così lucida che è possibile specchiarsi. Sulla Veyron di AUTOart (e in qualsiasi altro caso) la vernice sterna risulta più opaca per via della trama grigia: questa non ha la stessa lucentezza del fondo nero e dunque opacizza la finitura superficiale. Ad oggi è ancora presente questo problema (seppur migliorato in parte) ma siamo ancora ben lontani dalla lucentezza delle decal (che però, se mal poste, possono presentare distorsioni e disallineamenti), ne parliamo approfonditamente in questo articolo.

A parte questo piccolo (ma importante appunto) il modello è un gran bel vedere: per dare il meglio di sé va osservato al sole e vedrete come l’abbinamento tra esterno in fibra e interni blu elettrico vi restituirà tanta soddisfazione. I particolari esterni (che vedremo a breve) sono da vera Signature: griglie passanti ovunque, gruppi ottici di qualità, cristalli non deformanti e cinematismi fedeli. Le shutlines sono ottime considerato che il modello è in Diecast ma siamo ben lontani a ciò che offre, ad esempio, la Chiron.

Le proporzioni della vettura sono perfette. La piccola “pinna” accennata che corre lungo tutta la vettura (tributo e citazione alla Atlantic) divide simmetricamente il frontale della vettura. L’altezza da terra è a mio parere un poco in eccesso ma credo per via della sbordatura degli pneumatici in gomma.

La dimensione della griglia centrale è quasi in scala: sottilissima, passante, della giusta geometria e in metallo. In alto spicca il logo Bugatti, abbastanza fedele ma col bordo bianco un poco spesso. I gruppi ottici sono ben realizzati: ben visibili le tre strisce ad arco che circondano i tre elementi lenticolari. Sulla sinistra non sono stati trascurati (per fortuna) la striscia di led dell’indicatore di direzione. Al centro troviamo l’ugello retrattile del lava fari. Sulla sinistra (angolo in basso interno del faro) ci sarebbero dovuti essere tre piccoli elementi rettangolari decorativi. Sono molto sottili e la mancanza è condivisibile. In basso rivediamo altre griglie passanti che lasciano intravedere il radiatore retrostante (atto a raffreddare i freni). È presente anche la sottile griglia “a boomerang” che corre in alto verso il parafango, anch’essa passante.

Muovendoci attorno al modello scopriamo tanti altri dettagli: gli specchietti laterali sono scolpiti molto bene per una diecast, tanto da pensare che siano in plastica. Peccato che la sottile linea di luce dell’indicatore di direzione sia semplicemente stampata: qualora lo specchietto fosse davvero in plastica sarebbe stato più semplice inserire un elemento aggiuntivo. Sulla portiera si fa notare, per via dello scintillio, la scritta “Edition Merveillux”. La decal è fotoncisa, nitidissima e presenta poca bordatura in eccesso. La maniglia della portiera è ben scolpita (probabilmente in plastica). Sul montante accanto al finestrino troviamo il grosso bocchettone circolare del rifornimento carburante. Fortunatamente AUTOart lo ha realizzato come pezzo a parte e dà l’illusione di poter essere aperto. Notate in queste foto come l’effetto della fibra risulta bello da vedere alla luce del sole ma la trama grigia sarebbe dovuta essere più lucida.

Vicino la portiera troviamo l’arco semicircolare che è diventato un po’ l’emblema delle nuove vetture Bugatti. L’arco ospita una griglia passante che convoglia l’aria verso i radiatori del motore. Le griglie sono numerose e ben visibili in tutto il modello, come ad esempio le quattro feritoie (passanti) posizionate tra le due prese naca. Le griglie più nascoste sono quelle che convogliano l’aria calda dei freni nell’incavo presente nel sottoporta.

Gli accenti in blu elettrico corrono lungo tutto l’arco del cockpit avvolgendo il posteriore, tipico della versione Super Sport (senza le due “gobbe” di convogliamento dell’aria e scarico separato in due parti). In basso è possibile vedere il tasto che attiva il cinematismo del doppio spoiler.

Il grande logo EB (inziali di Ettore Bugatti) è il primo elemento che si fa notare: è fotoinciso e realizzato molto bene. I gruppi ottici posteriori sono ben eseguiti. I due settori concentrici risultano evidenti e, arricchiti dalle costolature di Fresnel, restituiscono la giusta profondità. In basso troviamo e due grandi griglie di sfogo del motore che lasciano intravedere il sistema che aziona lo spoiler. La sottile luce di stop è stampata ma sarebbe dovuta essere di colore bianco (da spenta). In basso abbiamo l’estrattore sospeso, interamente rifinito con stampa a tampone (all’interno) e con stampa in rilievo all’esterno. Gli scarichi sono realizzati abbastanza bene ma i quattro elementi interni andavano posizionati più in profondità. Presente la sottilissima griglia che avvolge il tutto.

Come anticipato nella parte storica, la Veyron estrae lo spoiler superati i 220 km/h permettendo di raggiungere una decelerazione di 1,3 G. Il freno aerodinamico è stato interamente replicato da AUTOart, anche nel suo cinematismo: scatta con decisione una volta azionato il piccolo tasto posto sotto l’estrattore. Scattando si solleva lo spoiler principale e fuoriesce una seconda ala che funge da supporto. L’ala può essere regolata grazie a due pistoncini metallici scorrevoli. Sono questi i particolari che mi fanno amare i modelli apribili.

Le grandi ruote (da 20” all’anteriore e 21” al posteriore) sono in lega di alluminio forgiato (prodotti dalla OZ in collaborazione con la Michelin) e sono in grado di domare l’enorme potenza di 1001 Cv. A 431 Km/h durano però solo 15 minuti. Il design dei cerchi è tipico delle versioni speciali, di colore nero lucido e cromo. Al centro troviamo il piccolo logo EB. Le ruote sono ben eseguite, corretta la dimensione dei cerchi e l’altezza della spalla dello pneumatico. Purtroppo, questa era una fase che vedeva tralasciati dettagli come la valvola di gonfiaggio e le marcature sugli pneumatici. Il resto dei dettagli è ottimo: i grandi dischi carboceramici (40 cm all’anteriore e 38 cm al posteriore) presentano una finitura convincente, così come le grandi pinze dei freni, di colore blu e complete di logo Bugatti.

GLI INTERNI

Il modello presenta quattro aperture con cinematismi precisi e fedeli. Ogni elemento, seppur in metallo, rimane in posizione senza alcuno sforzo grazie ai pistoncini ben regolati (cofano anteriore) e alle molle cariche delle portiere. Il cofano posteriore invece presenta le calamite per assicurare il pezzo al corpo vettura. Aperta delicatamente la portiera si ha accesso ad un abitacolo ben ricreato dove regna il blu. La scelta di questo colore per gli interni, abbinato all’esterno in fibra di carbonio, è stato determinante per me riguardo la scelta di questa particolare versione: l’auto ne deriva fortemente “svecchiata” e il blu le dona un tocco futuristico.

Trovare una foto degli interni della Veyron Merveilleux è stata un’impresa. Infatti, non l’ho trovata. Nella galleria a fine articolo trovate un interno molto simile ma non è la Merveilleux. Non ci resta che fidarci di AUTOart riguardo la fedeltà dei dettagli. Il pavimento è interamente moquettato e molte superfici sono impreziosite con la stampa a tampone (come i pannelli delle portiere e la plancia centrale).

Il volante è perfetto e dietro è ben visibile il quadro strumenti col grande contagiri al centro, sulla destra abbiamo il tachimetro e sulla sinistra l’indicatore della potenza erogata (in cv). Il bordo dei quadranti è un po’ troppo spesso e in alto (più piccoli) mancano due indicatori: quello della temperatura dell’olio e livello carburante. La plancia è completa di tutto e rifinita in carbonio. In alto al centro troviamo l’orologio col minuscolo logo Bugatti rosso. Le prese d’aria circolari sono stampate: l’effetto finale non è male ma vi è poca profondità. Sotto troviamo i comandi dell’autoradio della Burmester (i loghi dei pulsanti sono piccolissimi ma tutti presenti, compreso il piccolo display).

Verso il basso seguono i comandi del clima, anch’essi completi di loghi stampati minuscoli e display acceso. Attorno la leva del cambio troviamo una pulsantiera cromata che accoglie i comandi di attivazione dello spoiler, finestrini e regolazione sedute. Al centro abbiamo il comando start per accendere il veicolo. La leva del cambio è ben scolpita ma sembra manchi lo schema delle marce. L’appoggia ginocchio presenta la stampa “Super Sport”. Il tunnel centrale e le sedute sono rivestiti di una pittura che simula la pelle abbastanza bene. Il retro delle sedute è purtroppo con fibra in rilievo. Le cinture sono in stoffa. L’abitacolo risulta quindi ben eseguito e la stampa a tampone lo valorizza.

MOTORE E MECCANICA

Il cofano posteriore è semplicemente poggiato nella sua sede e tenuto in posizione da quattro piccoli magneti. Prima di toglierlo è consigliato reinserire lo spoiler facendo pressione con entrambi i pollici sull’ala in metallo. Fate attenzione. Le due grandi prese NACA sono passanti.

Il motore è la versione aggiornata che troviamo nella Super Sport: la potenza è stata incrementata di 200 Cv e il record raggiunto nel 2010 dalla Veyron con la livrea nero-arancione (livrea World Record) è di 434,2 Km/h. Sulla rete non sono riuscito a trovare una solo foto di un motore libero dal cofano. Si trovano comunque molti render 3D o video che mostrano l’assemblaggio, dunque è possibile fare confronti.

Il grosso motore risulta costipato nel suo vano e vi è poco da vedere osservando in profondità. Sono ben visibili i due grandi collettori d’aspirazione (con la sigla EB da un lato e 16.4 dall’altro). Ai lati spiccano, in arancio, i filtri d’aria che accolgono l’aria in ingresso dalle due prese NACA. Questi sono accolti da due convogliatori interamente stampati in fibra. Più in basso è visibile una traversa del telaio completa di etichette. Non mancano varie vaschette e sebatoi (probabilmente olio freni, acqua motore e refrigerante). Uno tra i pezzi più belli del motore e la sottile griglia metallica che divide la marmitta/silenziatore dal motore. Visibile qualche linea di stampo. Manca sicuramente qualche tubazione e cavo ma il risultato finale è ottimo.

Il cofano anteriore è di facile apertura e rimane sollevato senza alcun problema grazie alla presenza dei pistoncini in metallo.

L’interno è interamente moquettato (avrei apprezzato la stessa moquette blu dell’abitacolo) e non vi tanto da vedere. Non manca il tappo del liquido dei tergicristalli e le prese d’aria che convogliano l’aria dentro l’abitacolo. Se sul vostro modello il cofano dovesse cadere provate a stringere le piccole viti sui perni dei pistoncini.

Il fondo è quasi totalmente piatto e svolge, ovviamente, una funzione aerodinamica. Lo confermano le varie prese NACA distribuite all’anteriore e al posteriore. Sul retro è visibile il grande estrattore e il piccolo tasto che aziona lo spoiler.

Sono visibili, in parte, le sospensioni a doppio braccio oscillante: sia all’anteriore che al posteriore i braccetti triangolari sono in metallo. Penso sia tra i pochi modelli AUTOart che presentano queste parti di un diverso materiale dalla plastica. Visibili i tubi corrugati in gomma che veicolano l’aria sui freni al fine di raffreddarli.

CONCLUSIONI E PAGELLA

La Bugatti Veyron di AUTOart è stato un modello fortunatissimo: credo tra i più venduti all’epoca della serie Signature (superato solo dopo dalle tantissime versioni Lamborghini, specialmente della Aventador). Ovviamente è un modello che consiglio ma probabile ne abbiate già uno esposto in vetrina. AUTOart negli anni ha prodotto varie versioni. A mio parere le più belle sono le versioni speciali ma è tutta una questione di gusti. Il modello è qualitativamente ottimo. Non vi sono difetti nella progettazione e non vengono tralasciati troppi dettagli. Tutto è ben eseguito, soprattutto i cinematismi e la qualità della pittura esterna. La fibra di carbonio (seppur lucida in parte) restituisce un bel effetto alla luce del sole. Il motore è ben eseguito e l’ingegnerizzazione dello spoiler è identica all’originale.

Credo che tutte queste qualità abbiano contribuito a far apprezzare questo modello ormai storico nel panorama AUTOart (chi ha collezionato questo brand probabilmente si è imbattuto in una Veyron). Se ne avete almeno una in collezione vi consiglio di tenervela stretta. Le quotazioni, da tempo, stanno salendo: il modello è sold-out già da qualche anno e AUTOart non ha comunicato alcuna ristampa (Composito o DieCast che sia). Rimane dunque un modello che ha dato tantissimo sia ad AUTOart (in termini di vendite) che a noi collezionisti. Per chi ancora non lo abbia mai collezionato vi invito a farlo, soprattutto se avete già una Chiron. Inoltre, credo che entro il 2023, dovrebbe arrivare la Bugatti Divo: un trio perfetto.

LA PAGELLA DI DIECAST PASSION

Esterno: 8,5/10

Interni: 8,5/10

Motore: 7,5/10

Materiali: 8/10

Fedeltà: 8,5/10

TOTALE: 41/50 [Ottimo]

Nota: da 0 a 10 Insufficiente; da 10,5 a 20 Sufficiente; da 20,5 a 30 Discreto; da 30,5 a 40 Buono; da 40,5 a 50 Ottimo

Per un confronto con la vettura reale, di seguito una galleria dedicata a questa storica e popolare vettura della casa di Molsheim.

Qui invece trovate una ricca photogallery della replica di questa recensione.

Crediti galleria: bugatti.com, autogespot.it, caricos.com, motor1.com, fipeux (You Tube), sunassociates.in, supercars.agent4stars.com, supercarsriviera (You Tube).  Qualora riconosceste vostra un’immagine utilizzata nell’articolo o conoscete l’autore contattatecelo in modo tale da aggiungere i crediti o eliminare il contenuto.

Darius Kri
Darius Kri
Articles: 476

One comment

Leave a Reply

TRANSLATE