RECENSIONE AUTOART BUGATTI CHIRON SPORT (JET GREY) 1:18

Erede della Veyron, è stata pensata e progettata esclusivamente per battere ogni record prestazionale e di prezzo. Si può chiaramente affermare che questa vettura è volutamente esagerata in tutto. La Veyron stabilì nuovi standard in termini di potenza e velocità massima, alcuni dei quali sono rimasti insuperati per anni (ci ha pensato dopo qualche anno Koenigsegg a strapparle il primato). Presentata al Salone dell’auto di Ginevra il p1° marzo 2016, è stata realizzata in soli 500 esemplari, venduti ad un prezzo minimo di 2,4 milioni di euro (tasse escluse). La Chiron ha ripreso molti dei motivi stilistici anticipati dalla Vision Gran Turismo, prototipo pensato per anticipare le linee della nuova W15: molto simili i gruppi ottici anteriori, l’arco circolare che delinea la fiancata e il posteriore pronunciato.

La Bugatti Chiron debutta a Ginevra 2016 – Crediti: motori.it

I gruppi ottici sfoggiano una inedita soluzione full led, con superfici elaborate, molto tridimensionali, soprattutto al posteriore. L’architettura del motore è rimasta sostanzialmente invariata: i tecnici riconfermano un quadriturbo W16 da 8 litri con una coppia che riesce a sviluppare il 25% di cavalli in più rispetto alla Veyron, si giunge quindi a ben 1500 cv con una coppia di 1600 Nm, tra i 2000 e i 6000 giri. Non è previsto il modulo ibrido. Il telaio è in monoscocca, interamente in fibra di carbonio (vedremo di seguito che tipo di stampa ha utilizzato AUTOart), trazione integrale, cambio a doppia frizione a 7 marce (su una bestia del genere credo sia il minimo) che di fatto utilizza la frizione più ampia su una vettura stradale (almeno fino a qualche anno fa).

L’enorme propulsore della Chiron. Ben visibili, in basso al centro, 2 dei 4 turbo – Crediti: motor1.com

Ovviamente la Chiron utilizza pneumatici realizzati appositamente per scaricare tutta la immane potenza e sollecitazioni previste alle velocità di 400 km/h. All’avantreno sono montate le 20 pollici, al retrotreno le 21 pollici. Inoltre è possibile gestire l’altezza da terra e il comportamento delle sospensioni rispetto alle irregolarità del fondo stradale tramite un sistema configurabile con 5 modalità: Lift, EB Auto, Autobahn e Top Speed. La vettura è munita di un sistema idraulico di aerodinamica attiva, atto a migliorare il comportamento su strada e raffreddare al meglio il potente propulsore. Pesante che il serbatoio dell’acqua è di ben 37 litri. I radiatori sono dieci.

La ruota da 20” montata all’anteriore – Crediti: evomagazine.it

L’abitacolo è stato “semplificato” e modernizzato. I designer hanno eliminato parecchi pulsanti della plancia centrale, concentrando quelli principali sul volante. Il quadro strumenti e digitale o quasi: il tachimetro resta analogico (forse per tradizione) ma lateralmente troviamo due display configurabili. È presente inoltre un sistema per raccogliere i dati della telemetria. Lo spazio interno è aumentato, seppur di poco. Nel piccolo bagagliaio anteriore può essere posto un borsone da 44 litri (classico bagaglio a mano). L’altezza per i passeggeri è aumentata di 1,2 cm.

La velocità massima di questo bolide si attesta sui 420 km/h. Per spingersi sino a questo valore è necessario girare la Speed Key: è una seconda chiave che va inserita all’interno di uno specifico blocco in alluminio, posto vicino il sedile laro guida. La chiave principale è invece senza fili (wireless). I tecnici Bugatti hanno testato la loro nuova creatura per oltre 300 ore in galleria del vento, hanno guidato la vettura per oltre 500.000 chilometri, utilizzando oltre 200 set di pneumatici. I prototipi allestiti per raggiungere questo obiettivo sono oltre 30. La Chiron rimane, almeno per me, un esercizio di stile, volto a dimostrare fin dove può spingersi la tecnologia dell’auto.

Alloggiamento della Speed Key – Crediti: tekdeeps.com

Ciò non toglie che un’auto così particolare porti un collezionista a cercare la relativa replica, infatti sia la Veyron che la Chiron hanno avuto un grande successo con AUTOart (la Veyron è stata proposta in tutte le salse con decine di colori differenti e probabilmente sarà così anche per la sua erede). AUTOart, che ha deciso di replicare la Variante Sport (svelata al salone di Ginevra nel 2018) ha pubblicato dapprima alcuni colori, tra cui ad esempio il Black with Red Accents, nell’aprile del 2019. Seguirono man mano altri colori. Il modello fu subito apprezzato tranne per qualche “difetto di gioventù”, nello specifico al cofano anteriore: questo risultava poco definito in prossimità della bocca anteriore e in altri esemplari la chiusura era imperfetta. Il problema fu poi risolto e uno degli ultimi colori pubblicati è il Jet Grey di questa recensione.

Bugatti Chiron Sport nel colore Black con accenti rossi – Crediti: AUTOart

Colore molto particolare (lo approfondiremo a breve), lo si ama o lo si odia. Colore che sul catalogo ufficiale Bugatti non appare con la dicitura utilizzata da AUTOart ma, cercando in rete, dovrebbe corrispondere al “Nardo Grey Arab”, colore che deriva dall’italianissimo grigio Nardò. Non ne sono sicuro ma l’auto a cui si riferisce AUTOart sembra proprio lei a meno degli scarichi posteriori, che non sono della versione Sport. Combinazione, a parer mio, stratosferica e che merita di stare nelle vostre vetrine se siete amanti dei bolidi e delle esagerazioni. Ma non voglio dilungarmi ulteriormente…vi lascio alla recensione vera e propria.

LA REPLICA PROPOSTA DA AUTOART

  • Codice modello: AA70998
  • Serie: Composito
  • Data di uscita: 9/2021
  • Materiale: ABS +DieCast
  • Scala: 1:18
  • Aperture: Si (4)

Anni fa acquistai una Veyron, nello specifico la versione Merveilleux, che reputo una delle combinazioni più belle ed audaci tra tutte quelle pubblicate negli anni. Quando nel 2019 AUTOart pubblicò la Chiron nessun colore mi entusiasmò particolarmente. Cercavo qualcosa che si “abbinasse” bene agli interni blu elettrico delle Veyron e l’esterno interamente in fibra, per creare un’accoppiata perfetta. Dopo poco più di un anno, finalmente, AUTOart annuncia il colore Jet Grey: questa versione ricrea la stessa sensazione che ebbi con la Merveilleux. La tonalità di grigio è sicuramente molto particolare e trasmette quel pizzico di eleganza che contrasta con gli interni che prendono vita grazie al blu elettrico, dando modo di poter accoppiare alla perfezione Veyron e Chiron.

L’ESTERNO

Tiro subito un sospiro di sollievo: il modello, una volta uscito dalla scatola, si presenta molto bene. La confezione, pur facendo parte della serie Composite, si rifà al “vecchio” stile di sempre, esterno blu con cartoncino zigrinato e logo Bugatti al centro, il tutto avvolto attorno alla solita plastica trasparente. Qui però finiscono le analogie col passato, poiché aprendo non troveremo di certo il certificato di autenticità, né altri accessori come la lente di ingrandimento.

Il polistirolo è bianco (non grigio come nella vecchie serie Signature) e tagliato molto in basso, infatti aprendo in due il guscio l’auto si presenta subito in quasi tutta la sua interezza, posta sulla restante metà che funge da “basetta”. Ovviamente svitando le solite 4 viti il modello è libero di lasciarsi osservare nella sua interezza. È presente la classica chiavetta AUTOart nera per facilitare l’apertura del modello e due piccole guide relative allo svitaggio e ai cinematismi. Sulla metà superiore del guscio è presente l’alloggiamento per riporre il cofano posteriore.

Che dire? La prima cosa che salta subito all’occhio è la vernice: è praticamente perfetta. Non esiste il benché minimo accenno dell’effetto a “buccia d’arancia” ne alcun effetto di distorsione. Penso sia una delle miglior pitture che AUTOart abbia sfoggiato. Probabilmente è merito dell’ABS e di un’ottima stesura. La ciliegina sulla torta è sicuramente (e direi anche finalmente) la piena lucentezza piena del colore: avevamo visto come per Koenigsegg Regera la mancanza di lucentezza della vernice appiattisse un po’ il tutto, oltre ad essere meno fedele alla vettura originale.

Menzione particolare va fatta sicuramente alle shutlines. Gli accoppiamenti tra le parti sono molto precisi e gli spazi tra gli elementi apribili sono molto più sottili rispetto alla Veyron. Merito, evidentemente, dell’utilizzo dell’ABS anche se, per i primi esemplari della Chiron, ci furono alcune lamentele da parte dei collezionisti, che reclamavano shutlines grossolane e accoppiamenti disallineati. AUTOart ha, probabilmente, sistemato la situazione e il risultato finale è ottimo. È interessante notare come, forse, il mondo del modellismo stia diventando un po’ come il mondo dell’elettronica, con primi esemplari difettosi che man mano vengono corretti e affinati (vedasi anche alcuni primi esemplari della McLaren P1 con le portiere disallineate). Ciò non accadeva col DieCast. L’ABS ha sicuramente minori oneri per quanto riguarda la produzione ma probabilmente richiede maggior precisione nella progettazione dello stampo.

Un altro aspetto positivo di questo modello, che più avanti verrà visto nel dettaglio, riguarda il come è stata trattata la fibra di carbonio. Nella maggior parte dei casi, finalmente, la fibra è realizzata con stampa a tampone e non in rilievo, come spesso accadeva per la Regera. Non so se AUTOart abbia ascoltato le lamentele della community, ma è evidente un cambio di rotta verso la direzione giusta. La stampa a tampone risulta ben eseguita e abbastanza lucida (seppur ancora lontani dal risultato che vorremmo).

Il profilo superiore del cofano anteriore, il montante dietro i finestrini laterali e tante altre zone presentano la stampa a tampone. La geometria e il colore degli specchietti è corretta, così come le maniglie delle portiere (con un design un po’ da utilitaria ma ce ne faremo una ragione). La geometria delle sottili griglie ricavate nell’arco laterale della fiancata è corretta e lascia intravedere quel poco di meccanica al di la di essa. Gli inserti in colore nero (presenti nell’arco e come vedremo anche sul frontale), sono del giusto colore e presentano uni stacco netto rispetto al grigio Nardò, senza sfumature o sbavature non volute.

IL FRONTALE

AUTOart ha azzeccato sicuramente le proporzioni della vettura e l’altezza da terra. Il modello trasmette la stessa “cattiveria” della controparte reale, solamente 18 volte più piccola. Spiccano subito le sottilissime tre griglie frontali, che poste a favore di luce lasciano subito intravedere tutto ciò che è posto dietro ad esse, in questo caso i radiatori atti al raffreddamento del potente impianto frenante. L’inserto nero che divide lo splitter soffiato è netto e definito. Passiamo dunque ai dettagli. I gruppi ottici sono ben eseguiti. I 4 elementi quadrangolari con luci a led sono ben visibili e con la giusta luce sembrano quasi illuminarsi, anche se avrei enfatizzato maggiormente i bordi con una pennellata di bianco.

Il logo Bugatti è ben definito ma il contorno grigio è troppo spesso. Inoltre sotto ogni elemento vi è una seconda striscia di led formata da 5 diodi (che fungono da indicatori di direzione) che da spenti hanno un colore tendente al giallo. Sulla replica questi piccoli elementi sono assenti. Il resto dei dettagli è molto più fedele: la griglia metallica dell’inconfondibile scudo Bugatti è sottilissima e della giusta geometria, lo stesso vale per quelle laterali. L’utilizzo dell’ABS da modo di definire meglio tutte le geometrie, come ad esempio i sensori di parcheggio (ben visibili) e tutte le nervature che compongono il frontale. Risulta ben definita anche la piccola presa d’aria posta subito sotto la bocca centrale, sottile e passante. Peccato sia visibile la “linea di taglio” che corre sotto l’inserto nero e divide il corpo vettura in prossimità dello scudo Bugatti. Nella vettura reale questa divisione non esiste.

IL POSTERIORE

La fortuna della Chiron, se così possiamo dire, è stata quella di non avere un diffusore posteriore spiovente come per la Regera, che quindi rappresentasse una grossa parte del retro del modello. Ciò ha fatto si che che la fibra di carbonio in rilievo del fondo si notasse poco. Inoltre, AUTOart ha, per fortuna, deciso di adottare la stampa a tampone per quanto riguarda la zona centrale, che ospita il porta targa, parte della lunga e sottile luce centrale e il logo cromato EB. Questo mix di scelte e condizioni favorevoli fa si che il posteriore della Chiron risulti più gradevole e ben realizzato. La luce di stop sotto lo spoiler attivo è presente ma da spenta risulta molto scura, quindi poco visibile. I gruppi ottici posteriori sono ben realizzati, completi di quella “trama” che crea quei giochi di luce una volta che i fari sono accesi. Le griglie dei radiatori, come per il frontale, sono sottilissime e lasciano intravedere benissimo i radiatori posti dietro.

Gli elementi stilistici del posteriore risultano coerenti con la versione Sport, come ad esempio il contorno grigio scuro che circonda la lunga luce di posizione orizzontale a led (di colore silver nella prima versione della Chiron). Ottima la stampa a tampone che ricopre l’intera zona centrale e il logo EB fotoinciso. Corretta anche la forma degli scarichi: troviamo quattro tubi di scappamento cilindrici che fuoriescono da una griglia. La vettura reale presenta questa griglia con fori molto più piccoli, ma credo che sarebbe stato quasi impossibile realizzarla essendo in plastica. Ma il problema dello scarico non è di certo questo, ma credo sia l’aspetto dei tubi di scappamento: troppo plasticosi. È altrettanto vero che la Chiron Sport presenta questi tubi in color antracite, molto scuri e opachi. Ma rimane comunque quell’aspetto metallico che ovviamente ti aspetti. In questo caso invece l’aspetto è abbastanza povero e deludente. Notare sotto, verso il fondo del diffusore, il tastino per attivare lo spoiler posteriore. Presenti le due piccole strisce catarifrangenti ai lati.

LE RUOTE

Che dire delle ruote? Rispetto alla prima “era” dei Compositi (che a mio parere va dal 2015 sino 2020) ci sono stati passai avanti. Le marcature Michelin sulla spalla degli pneumatici sono molto belle da vedere. Le dimensioni e le proporzioni sono corrette, così come la geometria delle pinze, complete di logo Bugatti. I grandi dischi carboceramici ventilati sono però troppo chiari se confrontati con le foto presenti in rete. Con grande sorpresa, presenti le valvole di gonfiaggio! È un piccolo dettaglio ma fa piacere vedere che AUTOart lo abbia inserito. I grandi cerchi in lega hanno la giusta geometria ma stranamente sono opachi. Controllando in rete, la Chiron Sport li ha quasi sempre lucidi a parte la versione “110 ans Bugatti” che li ha semiopachi. Non capisco come mai questa scelta, forse per creare contrasto con la scocca lucida?

GLI INTERNI

Il modello, come c’è da aspettarsi parlando di AUTOart, è totalmente apribile e vanta anche il cinematismo dello spoiler posteriore che vedremo in seguito. In dotazione troviamo la classica chiave in plastica nera (io personalmente non utilizzo mai). Su questo modello ho notato, purtroppo, la mancanza delle calamite, che aiutano la chiusura e l’allineamento delle parti. Ad ogni modo tutte le parti si chiudono con precisione, sembra quindi esser stato un taglio dei costi “calcolato”.

Le portiere di aprono e chiudono con uno scatto “potente”, probabilmente per sopperire la mancanza delle calamite. Il colore degli interni è sicuramente tra i principali motivi che mi hanno spinto ad acquistare questo modello. All’interno domina il “blu elettrico” o “blu cielo”, lo stesso colore della Veyron Merveilleux. Dello stesso colore si presenta la moquette, completa di tappetini abbinati. Combo perfetta se esposte in coppia. AUTOart ha finalmente utilizzato, in maniera più ampia, la fibra di carbonio con stampa a tampone. La troviamo sulla plancia, sui pannelli delle portiere, sulle sedute e sulle traverse battitacco. Ciò da qualità agli interni. Se tutto fosse stato più “lucido” sarebbe stato perfetto. Le cinture di sicurezza sono in gomma e non in stoffa. Avrei preferito quest’ultime. Pedaliera un po’ povera ma in linea con gli standard AUTOart.

Il volante ha le giuste proporzioni ed è completo dei due manettini: a destra si comandano le 4 modalità elencate sopra, a sinistra troviamo il tasto engine. Presenti anche i comandi cromati sulle razze e la fibra di carbonio in alto e in basso sulla corona. Dubito dietro troviamo una decal relativa al quadro strumenti in modalità inattiva: infatti è visibile maggiormente il tachimetro centrale circolare. A destra si ha un display che mostra il numero di giri, livello benzina e temperatura olio motore, a destra un display personalizzabile che funge anche da navigatore. Il cuscino per le ginocchia, quasi a volercelo ricordare, è completo di logo Chiron Sport. Le linee di stampo sono poco visibili, bene.

La leva del cambio ha la giusta geometria ma la mappa delle marce è poco visibile. Sopra troviamo le 5 manopole della plancia, volutamente minimale: regolazione della seduta, velocità ventola, temperatura clima e infine il riscaldamento delle sedute. Subito sotto, in basso, il tasto relativo alle 4 luci di d’emergenza. Le manopole sono ben scolpite ma le piccole decal stampate sopra non hanno alcun senso. Si sarebbero dovuti vedere i piccoli display circolari neri (da spenti) o al limite i loghi relativi ad ogni comando, invece sono presenti delle piccole tacche blu senza alcun significato. Ai lati sono presenti le prese d’aerazione verticali, abbastanza scolpite. Presente anche il “buco” dietro la plancia, volto a creare una sorta di ponte che si proietta verso l’abitacolo. Presente la luce di cortesia rossa. Da notare la mancanza delle calamite sul bordo delle portiere.

A parte qualche “licenza poetica”, gli interni risultano abbastanza fedeli all’originale e la fibra con stampa a tampone (presente ovunque) arricchisce molto la percezione della qualità dell’insieme.

MOTORE E MECCANICA

Il potente W16 quadriturbo da 1600 CV è, di fatto, la prima cosa vedrete di questo modello poiché il cofano motore è alloggiato sul guscio superiore. Il motore ricorda tantissimo quello della Veyron: saltano subito all’occhio le due grandi testate con tanto di logo EB in bella vista. AUTOart ha deciso di colorarle della stessa tonalità degli interni. Io sinceramente le avrei preferite di colore grigio e carbonio, come fatto per la versione in scala 1:12. Voi? Non c’è molto da vedere, essendo un motore moderno tutto è inscatolato e insonorizzato .Osservando più da vicino, si nota come la parte superiore del propulsore sia stata trattata con la stampa a tampone (per fortuna). La qualità è allineata con la vecchia Veyron della serie Signature.

Le tubazioni e i cavi sono però realizzati grossolanamente. Ai lati troviamo i grandi filtri dell’aria e subito sulla destra spicca una maniglietta gialla, forse dell’asta dell’olio. Il bello del motore starebbe ai lati, dove alloggiano i 4 turbocompressori, ma è tutto poco visibile e se si prova a sbirciare aiutandosi con una luce si scopre che la maggior parte dei dettagli sono stati omessi. Credo sia meglio godersi ciò può essere osservato con facilità. Dove il motore pecca è la parte bassa che prosegue verso lo spoiler. La traversa che divide queste due zone è purtroppo con fibra in rilievo. Peccato. Un pezzo così visibile meritava un trattamento migliore. Ciò che segue non è di certo migliore: la superficie argentata che funge da protezione termica (sotto vi sono i tubi di scarico, caldissimi) ha un aspetto troppo povero. Avrebbe dovuto avere una finitura più metallica e una trama più sottile. Stessa discorso vale per i due serbatoi bianchi con tappo blu, dall’aspetto troppo plasticoso e carenti di tubazioni e cavi.

Nel complesso il motore è in linea con quanto visto nella Veyron anni fa, ma AUTOart avrebbe potuto sforzarsi un poco di più.

LO SPOILER ATTIVO

La Chiron è dotata, visto la enorme potenza, di un’aerodinamica attiva sofisticata tra cui spicca sicuramente lo spoiler-aerofreno attivo che può assumere ben 4 posizioni principali, adattando il suo angolo di incidenza in base alle condizioni di guida. AUTOart ha replicato il cinematismo di questo elemento inserendo, come visto prima, un tastino sotto il diffusore che fa scattare l’elemento in posizione tramite due molle caricate. Il cofano posteriore si posiziona perfettamente nel suo alloggiamento, anche senza le calamite.

Come potete vedere dalle immagini sopra, lo spoiler fuoriesce completamente ed è possibile regolare l’incidenza dell’ala proprio come sull’auto reale. Il cinematismo è saldo grazie all’utilizzo di cilindretti metallici e viti di fissaggio. Fa piacere notare che AUTOart non ha dimenticato di inserire la griglia sotto lo spoiler di colorare di blu il profilo dell’ala.

Proseguiamo col resto delle aperture. Il piccolo bagagliaio frontale è facilmente apribile: notiamo subito che mancano i pistoncini di supporto ma è corretto poiché l’auto reale non li ha a vista. La qualità è sicuramente sopra la media AUTOart degli ultimi anni. Sopra, alla base del parabrezza, troviamo la fibra di carbonio con stampa a tampone, visibile anche a cofano chiuso. L’interno è interamente moquettato e sono presenti ben due borse marchiate Bugatti.

Il cofano si alza con leggerezza grazie al peso ridotto dell’ABS ed alle cerniere metalliche. Le due borse in gomma sono facilmente estraibili: sono ben sagomate e ci ricordano i bei tempo della McLaren F1 e della Pagani Huayra, quando AUTOart sapeva ancora sorprenderci. La parte inferiore del cofano è completa del pannello insonorizzante.

I loghi presenti sulle borse sono nitidissimi e sono complete di marchio EB in rilievo. Sono facili da riporre nella loro sede ma non disperate se una volta riposizionate il cofano non si chiude del tutto: basta fare una leggera pressione sul cofano in prossimità delle cerniere e il cofano si abbasserà totalmente. In questo caso la mancanza della calamita si fa sentire, poiché non vi è alcun richiamo che riporta l’elemento in posizione chiusa.

Sul contorno del piccolo bagagliaio sono presenti alcune targhette identificative complete di descrizione ma talmente piccole da risultare non leggibili. Non manca il tappo dell’olio dei freni. Siamo soddisfatti di come AUTOart abbia trattato questa parte.

Infine, ma non meno importante, il pianale del modello. La Chiron è un’auto modernissima e ad altissime prestazioni. Il fondo piatto, dunque, non da molte possibilità di ammirare componenti meccaniche o altri particolari. L’intero fondo è rifinito con fibra di carbonio in rilievo. Sono presenti però alcuni dettagli di carattere aerodinamico, come i due tubi di venturi sull’avantreno e i deflettori che incanalano in maniera più efficiente i flussi che passano sotto il veicolo.

Sull’avantreno troviamo anche una grigia, probabilmente atta a smaltire il calore dai radiatori dei freni. Sul retrotreno è ben visibile l’intero diffusore completo di tasto per azionare lo spoiler. Si intravede qualcosa delle sospensioni a doppio triangolo, purtroppo non attive ma complete di molla elicoidale. Sarebbe stato un tocco di gran classe avere l’intero spoiler posteriore rifinito con stampa a tampone. Chiediamo troppo AUTOart?

CONCLUSIONI E PAGELLA

La Bugatti Chiron Sport di AUTOart, escludendo alcuni problemi sui primi esemplari, è sicuramente un modello solido che riesce ad offrire quel qualcosa in più rispetto agli ultimi anni. Le proporzioni sono perfette, le shutlines davvero minime e l’utilizzo diffuso della fibra di carbonio con stampa a tampone aumenta la percezione della qualità complessiva. Inoltre, la verniciatura risulta impeccabile, vellutata e totalmente esente da difetti di ogni tipo.

Ci è risultata “strana” la mancanza delle calamite, ma le portiere (con una molla maggiormente caricata) e il cofano posteriore perfettamente sagomato compensano la mancanza. Solo il cofano anteriore deve essere “sistemato” una volta richiuso. Gli interni risultano ben realizzati anche se alcuni particolari risultano “inventati” e le cinture di sicurezza sono in gomma. Il cinematismo dello spoiler funziona a dovere e la combinazione di colori credo sia tra le migliori ad oggi. Il bagagliaio anteriore dimostra lo sforzo che AUTOart ha voluto esprimere su questo modello, ma il propulsore dimostra che si è ancorati in parte al passato, non offrendo di più di quanto si è fatto con la serie Signature.

AUTOart ha dimostrato di compiere qualche passo in avanti con la Chiron e di ritornare suoi passi. È un modello che consiglio, direi quasi un “must have”. Ma AUTOart deve ritornare necessariamente a sorprenderci, offrendo qualcosa di nuovo e quei dettagli in più che finalmente ci porterebbero a dire che la serie Composito abbia superato la vecchia e amata serie Signature. Ad oggi, ancora, non è successo. In molti casi non la eguaglia nemmeno. In un mercato dove i competitor sono aumentati e propongono modelli con fibra di carbonio in decal lucidissime e cinghie in cuoio, credo che bisogna veramente darsi una mossa e dimostrare che si vuole fare di più.

Se avete in collezione una Veyron edizione Merveilleux vi consiglio vivamente di prendere la versione Jet Grey di questa recensione. L’accoppiata perfetta. Altrimenti sta a voi la scelta, i colori di certo non mancano. Grazie per essere stati con noi e alla prossima!

LA PAGELLA DI DIECAST PASSION

Esterno: 8,5/10

Interni: 8,5/10

Motore: 7,5/10

Materiali: 8/10

Fedeltà: 8/10

TOTALE: 40,5/50 [Ottimo]

Nota: da 0 a 10 Insufficiente; da 10,5 a 20 Sufficiente; da 20,5 a 30 Buono; da 30,5 a 40 Ottimo; da 40,5 a 50 Eccellente.

Per un confronto con la vettura reale, di seguito un’ampia galleria dedicata a questa bolide.

Qui invece trovate una ricca photogallery della replica di questa recensione.

Crediti galleria: motori.it, motor1.com, evomagazine.it, florian_photographyy, tekdeeps.com, bugatti.com, cdn.autoappassionati.it, Jun Masuda, ultimatecarpage.com Supercars of Austria (YouTube), TheTFJJ (YouTube), AUTOart.com. Qualora riconosceste vostra un’immagine utilizzata nell’articolo o conoscete l’autore contattatecelo in modo tale da aggiungere i crediti.

Darius Kri
Darius Kri
Articles: 479

Leave a Reply

TRANSLATE