RECENSIONE AUTOART ALFA ROMEO GIULIA TZ 2 – 1:18

UN PO’ DI STORIA

TZ sta per Tubolare Zagato e sta ad indicare la tecnologia costruttiva con cui è realizzato il telaio e chi ha lo ha abilmente vestito, regalandoci questa rara perla del panorama automobilistico. Nel 1965, la TZ si riconferma un’auto fortissima, confermando i successi dell’anno precedente a Sebring e alla Targa Florio. Ma già nel 1965, al Salone di Torno era stata presentata la sua erede, molto più estrema: la TZ 2. Tante furono le modifiche: telaio ribassato, alleggerito e allargato, motore Twin Spark a 4 cilindri in lineaa da 1600 cc bialbero da 170 Cv a carter secco. La carrozzeria è filante e bassissima (in vetroresina) con un peso complessivo di appena 620 kg (molto meno di una city car di oggi), i cerchi sono in lega di magnesio e il lunotto posteriore è in plexiglass. Grazie all’aerodinamica migliorata, la vettura superava i 240 km/h.

Alfa Romeo TZ 2 – Crediti: favcars.com

La gara di debutto si svolse alla Mille Chilometri di Monza nell’aprile del 1965: Businello e De Adamich vincono la classe. È un successo. La vittoria giunge anche alla Mille Chilometri del Nurburgring. Ma nella stagione ’66 cambia il regolamento sportivo: viene inserito il limite di minimo 500 esemplari per la classe GT e minimo 50 per la classe Sport. La TZ 2 viene quindi iscritta alla categoria Prototipi ma questo avvenimento non la rallentò: arrivarono tanti altri successi nelle gare più popolari anche se ciò spinge i vertici della casa del biscione a concentrarsi su altri modelli.

Alfa Romeo Giulia TZ2 nº77 Lucien Bianchi/Herbert Schultze, 1.000 chilometri del Nürburgring 1966 – Crediti: sconosciuto

Si vide fin da subito che la TZ 2, a differenza della sorella TZ, fosse stata pensata esclusivamente per l’uso agonistico. Performance di tutto rispetto, cambio manuale a 5 marce, telaio leggerissimo e coefficiente aerodinamico molto basso. La TZ fu costruita in 117 esemplari, la sua erede invece è parecchio più rara: solo 9 esemplari, escludendo il prototipo in alluminio, poiché tutte le altre hanno la scocca in vetroresina. I numeri di telaio vanno dal 104 (il prototipo) al 117. Il n. 114 fu utilizzato da Pininfarina per “vestire” il prototipo della Giulia Sport, presentato al Salone dell’Automobile di Torino nel novembre del 1965 e disegnato da Aldo Brovarone. Mentre il telaio n. 101 fu vestito da Bertone su disegno di Giorgetto Giugiaro, diventando il celebre prototipo denominato “Canguro” del 1964, fonte di ispirazione per la futura Montreal.

Alfa Romeo Giulia 1600 Sport by Pininfarina 1965 – Crediti: sconosciuto
Alfa Romeo TZ 2 telaio 105, esposta al museo di Arese – Crediti: fcaheritage.com

Oggi la si può ammirare con facilità al museo Alfa Romeo accanto a tanti altri miti, tra cui la mitica 33 Stradale, la Montreal, la TZ e tante altre vetture del biscione che hanno fatto la storia dell’automobilismo. AUTOart decise, intorno al 2011, di riproporre varie vetture presenti al museo di Arese. Vetture che rientrano nell’apprezzatissima serie Millenium, che ha avuto l’ardire di proporre vetture bellissime con dettagli di ottima qualità e ad un prezzo (ai tempi) accessibile alla maggior parte dei collezionisti. Dopo questa breve introduzione storica, doverosa, vi lascio alla recensione di questo modello che non deve mancare di certo nelle vostre vetrine qualora amiate Alfa Romeo e la sua storia.

LA REPLICA PROPOSTA DA AUTOART
  • Codice modello: AA70198
  • Serie: Millenium
  • Data di uscita: 3/2011
  • Materiale: DieCast
  • Scala: 1:18
  • Aperture: Si (3)

Quando in collezione accolsi, con grande entusiasmo, la 33 Stradale Prototype mi resi subito conto che mancava ancora qualcosa. AUTOart offriva, con la serie Millenium, una vasta gamma di modelli storici e ben dettagliato che dava l’opportunità di raccogliere bei modelli e di poterli affiancare in vetrina poiché facenti parte della stessa “famiglia”. Quei modelli erano sicuramente la TZ e la TZ 2, che riuscii a procurarmi poco prima che il prezzo divenisse poco congruo. È innegabile che il trio 33 Stradale, TZ e TZ 2 sia qualcosa di davvero speciale da esibire, soprattutto per chi ama le vetture del biscione. Ritornerà mai quel periodo? Solo il tempo ce lo dirà. La serie Millenium è stata, a mio parere, una delle più belle serie degli ultimi 15-20 anni.

L’ESTERNO

Il modello lo si trova avvitato nella classica scatola finestrata della serie Millenium. Una volta svitata dalla base e tolti i fili metallici (state sempre attenti a non fare danni) il modello si mostra in tutta la sua bellezza. Che AUTOart sappia verniciare bene i propri modello non è più un segreto. La verniciatura è liscia e ben stesa come visto per la 33 Stradale. Sicuramente il colore pastello aiuta in questo ma non tutto è scontato. Le shutlines del modello sono abbastanza strette per una diecast ma leggermente “stondate” in alcuni punti. Ad ogni modo si nota poco. L’assetto della vettura sembra corretto (forse l’auto sarebbe dovuta essere più bassa al retrotreno) così come l’altezza da terra. La spalla degli penumatici sembrerebbe essere poco più bassa nel modello ma non ne sono sicuro. Parliamo di piccolezze. AUTOart non ha dimenticato i “gocciolatoi” che corrono lungo i montanti anteriori.

Il modello da, ad un primo sguardo, la sensazione d’essere spartano: ovviamente la natura dell’auto glielo impone ma osservando bene si nota che non è proprio così. Vi sono tanti dettagli disseminati ovunque che richiedono più attenzione. È ben visibile il gancio cromato che funge da cinghia per la chiusura del cofano anteriore (non funzionante sul modello), la placchetta completa di rivetti pitturati sotto il tergicristallo: questo risulta davvero ben eseguito, sopra la media AUTOart. Risulta ben scolpito, sottile e perfettamente fedele all’originale. Da notare come il lunotto non sia per nulla deformante. Tutto è ben visibile anche a modello chiuso.

La decal Zagato Milano (in bella vista volta a ricordarci quale “sarto” abbia vestito la vettura) è nitida e ben realizzata. Sotto troviamo il mitico logo dell’Autodelta come visto per la 33 Stradale, realizzato con pezzo a parte e decal leggibilissima. Anche la sottile maniglia delle portiere è ben realizzata, cromata e completa di cilindretto per l’apertura.

Anche i finestrini laterali non risultano deformanti e danno la possibilità di sbirciare all’interno dell’abitacolo. La TZ 2 presenta il finestrino diviso in due parti, metà fissa e metà scorrevole. AUTOart lo ha replicato abbastanza bene, inserendo anche la piccola maniglia fissata al finestrino atta a farlo scorrere. La parte fissa invece è completa di bordo nero. Peccato che il tutto sia un pezzo unico: non pretendo l’inserimento di un cinematismo (che sarebbe stato apprezzatissimo) ma il pezzo poteva essere semplicemente separato, donando l’illusione del movimento.

IL FRONTALE

AUTOart si è rifatta totalmente alla vettura esposta oggi al museo di Arese (dovrebbe essere il telaio n. 105). La fedeltà è davvero alta e non vi è nulla fuori posto. Le sinuose curve delle TZ 2 sono ben visibili anche da questa angolazione. Perfetto lo stilema Alfa Romeo, molto spartano in questa vettura. Sopra troviamo le due prese d’aria con bordi arrotondati (sempre aperte) e in alto la presa centrale rettangolare completa di paratia azionabile. Ai lati troviamo i gruppi ottici, calottati e compresi ci cornice cromata.

Non manca nulla. La presa d’aria rettangolare presenta, sulla paratia e sul bordo, dei piccoli rivetti in rilievo come sull’auto reale. La qualità dei gruppi ottici è ottima. I fari circolari sono completi del bordo cromato e le costolature sono molto simili alla realtà. Avrei preferito un aspetto maggiormente “cristallino” ma va bene così. Le sottili calotte sono trasparentissime e non deformano alcunché. Anch’esse con bordatura in cromo, presentano anche la piccola palpebra munita di rivetto per il fissaggio.

Ai lati troviamo i fanalini relativi agli indicatori di direzione, completi di gemma bianca all’anteriore e gemma arancione posta sul lato della protuberanza. Il logo Alfa Romeo, realizzato in decal fotoincisa, risulta nitidissimo e della giusta dimensione. Presente sul cofano il rigonfiamento centrale con ai lati le due prese rettangolare anch’esse azionabili. Niente male per una Millenium, non credete?

IL POSTERIORE

Posteriormente la vettura non è da meno in termini di fedeltà. Risulta identica alla vettura esposta al Museo Alfa Romeo e lo dimostra a chiare lettere la scritta presente sul porta targa. Non manca nulla: luci targa inglobate nei due elementi in cromo, gruppi ottici con bordatura cromata e decal Giulia TZ in basso a destra.

La qualità dei gruppi ottici è ottima: restituiscono la giusta profondità all’insieme e hanno il giusto colore. Il cromo del bordo è sempre ben realizzato ma ciò che sorprende è sicuramente la presenza della guarnizione nera, di certo non scontata, su un modello di fascia media. Ben realizzata la decal “Giulia TZ”, dimensione perfetta e leggibilissima anche senza lente d’ingrandimento, a patto che ci vediate bene da vicino.

LE RUOTE

La TZ 2 monta cerchi da 13 pollici in lega di magnesio (molto leggera). AUTOart ha replicato fedelmente gli iconici cerchioni a 12 fori, completi del logo Alfa Romeo in colore nero e 4 dadi anch’essi dipinti in nero (ma sarebbero dovuti essere dorati). Le valvole di gonfiaggio non sono visibili. Ogni dettaglio è abbastanza in linea con la vettura esposta al museo. Peccato che sugli pneumatici manchino le marcature Dunlop Racing (nella serie Millenium difficilmente le troviamo). I freni a disco (all’anteriore su ruota e al posteriore su scatola a ponte) sono poco visibili ma vi assicuro che ci sono.

GLI INTERNI

Modello totalmente apribile, vanta solo 3 aperture: non è presente il portello posteriore, la ruota di scorta probabilmente veniva alloggiata dall’interno. In realtà però sono presenti altri 3 cinematismi, ossia le aperture rettangolari con paratia presenti sul cofano anteriore. Le portiere si aprono agevolmente con un piacevole scatto. Anche il grande cofano anteriore si solleva senza alcun problema e rimane in posizione.

Gli interni della TZ 2 sono, essendo nata per le gare, molto spartani. Solitamente il nero non aiuta, specialmente nei modelli di fascia media, nel restituire un certo livello di realismo. L’interno della TZ 2 risulta, ad un primo sguardo, un po’ povero e poco dettagliato ma non è così. Osservando bene non manca nulla. Il volante a tre razze risulta ben proporzionato ma la corona centrale in metallo sarebbe dovuta essere più piccola. Il cambio risulta ben visibile al centro. Corretta la forma ma è troppo proiettato in avanti. La geometria del tunnel centrale è identica all’originale così come le fattezze della plancia. Dietro al volante troviamo il quadro strumenti con i 5 indicatori. Al centro spicca il grande indicatore del numero di giri, abbastanza leggibile. In basso ci sarebbero dovute essere 4 piccole spie che sono state omesse. La pedaliera ha le giuste fattezze ma avrebbe dovuto avere un aspetto metallico, quindi dipinte almeno in grigio. Il fondo delle pedane in colore nero è corretto.

Lato passeggero troviamo il grande indicatore circolare del contachilometri (anch’esso leggibilissimo). Al centro troviamo i leveraggi: sarebbero dovute essere più lunghe, con base in metallo e asta nera. Invece è come se fosse presente solo la base con un breve abbozzo della leva. In altro al centro la sola presa d’aria dell’abitacolo, purtroppo non passante. Le linee di stampo sono ben nascoste.

Gli interni quindi risultano abbastanza fedeli e ben fatti ma è innegabile come la plastica in se e la mancanza di pitture o rivestimenti più adatti non riescano e restituire la giusta sensazione e differenza tra i vari materiali, come la pelle delle sedute e del tunnel centrale o il metallo delle pedane o la plastica del cruscotto.

Le sedute hanno la giusta forma ma risultano un pochino “rigide”. In effetti lo sono anche quelle della vettura di riferimento ma qualche piega allo stampo avrebbe aiutato a dare una maggior sensazione di morbidezza e realismo. Le portiere sono, sul lato interno, prive di pannelli come una vera sportiva. Visibile sono una piccola maniglia, in argento, atta allo scorrimento di parte del finestrino laterale. In basso è visibile solo un incavo e un “buchino” che in teoria non sarebbe dovuto esserci: funge da appiglio per l’elastico munito di gancetti che tiene le porte chiuse del modello. Quasi tutta la serie Millenium utilizza questo espediente. Sinceramente non ho mai amato quei terribili gancetti, si rischia sul serio di rompere qualcosa.

Gli interni dunque, seppur molto semplici e totalmente neri, riservano vari dettagli disseminati ovunque e poche omissioni. La sensazione ricorda molto quella avuta con la Miura di AUTOart.

MOTORE E MECCANICA

Dopo varie ricerche sono riuscito a trovare un’immagine relativa al motore della TZ 2 esposta al museo (dovrebbe essere il telaio 105) al fine di fare un confronto preciso ed esaustivo. Vi è da dire che il motore della vettura reale ha veramente poco di colorato. Spiccano solamente la sommità delle molle elicoidali (in rosso) e il tappo dell’acqua del motore. Il resto è solamente un tripudio di grigio e nero. Un pezzo che risulta realizzato con più accuratezza rispetto al resto è sicuramente il lungo tubo corrugato atto a convogliare l’aria nei cornetti d’aspirazione nascosti sotto la grossa copertura in argento. AUTOart ha deciso di realizzarlo tramite una molla a passo stretto in modo da restituire un’illusione di continuità. L’effetto finale è davvero ottimo. Carino il tappo del radiatore in cromo.

In queste foto è possibile ammirare bene le griglie passanti molto sottili e alcuni cavi che si snodano tra le componenti del vano motore. L’intera testata è dipinta con solito grigio silver anonimo. Non da al motore quell’aspetto di “vissuto”, appiattendo purtroppo il tutto. Lo stesso colore è stato usato per i due carburatori Weber orizzontali e la vaschetta dell’olio dei freni. I cavi elettrici che partono dallo spinterogeno (purtroppo non visibile ma presente) e giungono alle candele danno quel piccolo tocco di colore in più: il colore verde scuro è quasi corretto, doveva esserlo ancora di più. I grossi bulloni che fissano la testata del potente 4 cilindri sarebbero dovuti essere di colore bronzo scuro più che oro scuro.

Ad ogni modo le geometrie e la meccanica sono largamente rispettate: è possibile vedere con soddisfazione parte del telaio tubolare dell’anteriore e la meccanica delle sospensioni (indipendenti con bracci trasversali).

Pur essendo un modello di fascia media, il periodo storico di appartenenza della vettura da la possibilità di osservare molti dettagli interessanti. È ben visibile il telaio tubolare: AUTOart, per fortuna, non si è risparmiata nel realizzarlo in tutta la sua interezza ed è chiaro come il peso dell’intera vettura poggi su di esso e la carrozzeria rappresenti soltanto il suo “abito”, realizzato appunto da Zagato.

All’anteriore si nota subito l’intero blocco motore, la coppa dell’olio, il filtro (in arancio) e il cambio a 5 marce. Visibilissimo l’intero sistema di sospensioni con bracci trasversali, sia all’anteriore che al posteriore. Le molle elicoidali sono, ovviamente, presenti ma non sono attive. Purtroppo il tubo di scappamento e la marmitta sono dipinti dello stesso grigio anonimo del motore. Si sarebbe potuto fare qualcosa in più. Al retrotreno colpisce la complessità del telaio tubolare. Non mancano il blocco differenziale e il serbatoio del carburante tutto rigorosamente in nero, il che porta a nascondere, in parte, tutti i dettagli presenti.

Il pianale dunque riesce, a suo modo, a sorprendere. Peccato che un utilizzo blando del colore non aiuti a valorizzare i dettagli che sono presenti in grande quantità che, per un modello che all’epoca veniva venduto a 100 euro, non sono niente male.

LA RUOTA DI SCORTA

Per ultima, ma non meno importante, la presenza della ruota di scorta: ben visibile dal lunotto posteriore e uguale in tutto alle 4 ruote montate sul modello, mostra il retro. Purtroppo non risulta estraibile e anche se lo fosse vi sfido a riuscirci. La ruota è alloggiata nel vano posteriore, interamente nero.

Non vi è tanto altro da vedere: il fondo dovrebbe imitare la pelle ed è presente anche qualche lieve deformazione al fine di trasmettere un senso di morbidezza del vano. Ai lati sono visibili gli attacchi delle sospensioni posteriori. In alto a destra vi è lo sportello del rifornimento: anch’esso completo di rivetti ma non apribile.

CONCLUSIONI E PAGELLA

La TZ 2 è un modello che ha fatto la storia di Alfa Romeo. È innegabile quindi che un amante del biscione dovrebbe possederla. Eppure, sia la TZ 2 che la TZ di AUTOart sono rimaste negli scaffali per lungo tempo senza acquisire alcun valore. Solo di recente sono state rivalutate tantissimo, anche fin troppo. Sinceramente avrei preferito una crescita più graduale e allineata con ciò che la vettura rappresenta invece di subire un’impennata dei prezzi alimentata, anche se in parte, da una speculazione sempre più diffusa. Mi chiedo ancora oggi come mai, per anni, in pochi la acquistassero.

Eppure è un modello che merita. Forse possono ingannare gli interni totalmente neri che conferiscono un aspetto “povero” o il fatto che non sia apribile al posteriore: tutte quelle particolarità che in effetti fanno parte della vettura reale e che AUTOart, nel bene o nel male, ha cercato di rispettare e replicare al meglio. Non bisogna dimenticare che è un modello che veniva venduto a circa 100 euro, eppure ha molto da offrire in termini di dettagli e finiture. AUTOart però sarebbe potuta essere più abile coi colori (pecca di molti modelli della serie Millenium) ma alcuni dettagli si rivelano piccole sorprese: vedi il tergicristallo finemente scolpito, le 3 prese d’aria con paratia azionabili, la tubazione realizzata con una molla in metallo e il telaio tubolare (abbastanza complesso) quasi interamente replicato sul pianale. Inoltre le proporzioni sono quasi perfette.

Che dire di più, se in collezione avete una TZ o una 33 Stradale o, meglio ancora, entrambe allora la TZ 2 diventa d’obbligo. O va presa semplicemente perché è un’Alfa Romeo. Non per niente viene chiamata “la piccola 250 GTO” per via della sua bellissima linea.

LA PAGELLA DI DIECAST PASSION

Esterno: 8/10

Interni: 7,5/10

Motore: 7/10

Materiali: 8/10

Fedeltà: 8/10

TOTALE: 38,5/50 [Buono]

Nota: da 0 a 10 Insufficiente; da 10,5 a 20 Sufficiente; da 20,5 a 30 Discreto; da 30,5 a 40 Buono; da 40,5 a 50 Ottimo

Per un confronto con la vettura reale, di seguito una galleria dedicata a questa splendida vettura.

Qui invece trovate una ricca photogallery della replica di questa recensione.

Crediti galleria: fcaheritage.com, veloce.it, telodesign.it, allaguida.it, favcars.com, museoalfaromeo.com, wallpaperup.com, marvic.it. Qualora riconosceste vostra un’immagine utilizzata nell’articolo o conoscete l’autore contattatecelo in modo tale da aggiungere i crediti o eliminare il contenuto.

Darius Kri
Darius Kri
Articles: 478

2 Comments

  1. AUTOART in scala 1:18 ha reso una riproduzione assai fedele all’originale. Chi ha l’Alfa Romeo nel cuore apprezzerà di sicuro questa splendida realizzazione.
    Uniche note stonate a questa splendida melodia che questo modello ci fornisce, a mio modesto avviso, sono : la leva del cambio, che doveva essere riprodotta in un unico pezzo con un’asta nera, e la mancanza, purtroppo, delle valvole di gonfiaggio sui cerchi (particolare, non presente su parecchi 1:18 di AUTOART).
    Non può mancare nella collezione di chi apprezza gli 1:18 ben riprodotti, e soprattutto, nelle vetrine di chi ama le vetture del Biscione.

Leave a Reply

TRANSLATE