Almost Real Pagani Zonda F 2005

RECENSIONE BBR-ALMOST REAL PAGANI ZONDA F 2005 GRIGIO MERCURIO 1:18

UN PO’ DI STORIA

Le vicende spesso si ripetono nel tempo, ciclicamente. Un giorno, un tale Ferruccio Lamborghini, acquistò una Ferrari ma ne rimase deluso. Decise quindi, quasi per scommessa, di costruirsi un’auto tutta sua e da questo intento nacque una delle Case automobilistiche più famose al mondo. Dopo più di trent’anni, un certo Horacio Pagani era in procinto in vendere un suo progetto automobilistico a Lamborghini che in quel periodo era a corto di idee riguardo una degna erede della Diablo. Horacio intraprese la stessa decisione di Ferruccio: decise di rischiare e di costruire un’auto da sé. Il progetto si chiamava inizialmente “Fangio 1” in onore di Manuel Fangio, suo mentore. Quel progetto divenne poi la vettura che tutti conosciamo.

Crediti: web

Nel 1999 vede quindi la luce la sua prima creatura: la Zonda. Quest’auto fu così particolare che automobilisticamente parlando sembra ieri. Horacio è riuscito a ritagliarsi un posto di diritto nell’Olimpo della supercar e oggi, le sue auto, sono tra le più ambite e amate tra i collezionisti di tutto il mondo. Il nome “Zonda” deriva da un vento caldo settentrionale che soffia nella Pampa: elegante ma robusto, risulta perfetto per un’auto che sembra scolpita dai flussi d’aria, dalle proporzioni esotiche (frontale corto e posteriore allungato) ed estreme e dai tanti dettagli finemente studiati.

Le proporzioni inconfondibili della Zonda – Crediti: web

La sua particolare conformazione la renderebbe inconfondibile anche se fosse coperta da un telo. Non sono però solo le proporzioni geometriche a renderla speciale: la vettura è ricca di motivi tondi e ovali che si ripetono in tutti i dettagli presenti, come il bellissimo scarico posteriore quadruplo (che sembra la bocca di una mitragliatrice Gatling), oppure i gruppi ottici anteriori e posteriori, tutto in perfetta armonia. Gli interni hanno sempre sorpreso: incredibilmente ricchi e sofisticati per un’auto sportiva, si distanzia fortemente da qualsiasi altra auto del suo segmento. La Zonda è stata disegnata ispirandosi all’arte: ogni esemplare è unico, veloce e dettagliato in ogni suo minimo aspetto.

L’abitacolo della C12 – Crediti: petrolicious.com

La Pagani Zonda ha avuto un ciclo vitale di quasi undici anni e in tutto questo tempo è rimasta molto simile ma allo stesso ha avuto diverse incarnazioni ed evoluzioni. Anno dopo anno, ogni Zonda che è passata nell’officina di Horacio, è stata aggiornata qualora il proprietario lo volesse. Tra tutti gli esemplari prodotti, l’unico che è rimasto uguale all’originale è il telaio n. 3. La prima versione è conosciuta come Zonda C12: è visivamente il più invecchiato, colpa della fanaleria stile anni ’90, specie nel posteriore. La scocca è in fibra di carbonio e telaio in acciaio ed ospita un motore 6.0 litri V12 aspirato di derivazione AMG Mercedes. Potenza pari a 394 Cv e 550 Nm di coppia. Nel 1999 Pagani dichiarò un’accelerazione 0-100 km/h in soli 4 secondi e una velocità massima di 330 km/h. Ne furono prodotti soli 13 esemplari coupé e 12 roadster.

Zonda C12 – Crediti: petrolicious.com

Nel 2002 arriva una nuova evoluzione per la Zonda, maturando definitivamente con i modelli S ed F (2005), protagonista di questa recensione. Furono costruiti rispettivamente 45 e 55 esemplari tra versione coupé e roadster. Per alcuni aspetti sono le Zonda “più comuni” e sobrie: quasi tutti gli esemplari successivi sono modelli speciali, commissionati su misura o one-off. La versione C12 S si riconosce subito per via l’ala posteriore divisa in due parti. Le prime 25 erano equipaggiate con un propulsore 7.0 litri V12 da 550 Cv. In seguito, la cilindrata fu portata a 7.3 litri con 555 Cv di potenza e capace di sviluppare 750 Nm di coppia: un valore mostruoso considerato il peso dell’auto (soli 1200 Kg).

Pagani Zonda C12 S – Crediti: web

La Pagani Zonda F (di cui esamineremo la replica poco più avanti) è la naturale evoluzione in termini tecnici della C12 S: il design risulta più fresco e accattivante, con inserti in fibra di carbonio, gruppi ottici anteriori ridisegnati e un’ala posteriore più efficiente e snella. Vi era anche la possibilità di scegliere una tinta per le superfici in fibra. Questa versione monta un motore da 7.3 litri, modificato nell’aspirazione e nello scarico. Compare infatti l’airbox, con la funzione di aumentare la potenza fino a 600 Cv e 650 Cv nella versione F Clubsport. Per molti appassionati la Zonda F viene considerata “la versione più iconica”, la Zonda per eccellenza. Ma vista la miriade di versioni differenti e con soluzioni particolari, risulta davvero difficile stabilire quale rappresenti maggiormente la Zonda. Ogni versione di questa vettura è un’opera d’arte unica ed è propria questa la sua caratteristica più importante.

Pagani Zonda F – Crediti: web

Altri modelli speciali degni di nota sono la Zonda Monza: una versione basata sulla C12 S con tetto in carbonio, interni e alettone racing, scarico aperto e potenza da 680 Cv. La Zonda GR: su base C12 S (è stata protagonista della 12 Ore di Sebring e 24 Ore di Le Mans) con nuove appendici aerodinamiche e potenza da 600 Cv e 800 Nm di coppia. La Zonda 5: prende nome dal numero degli esemplari prodotti, è un’evoluzione della F ma con cambio sequenziale (uguale a quello montato sulla Huayra), aerodinamica migliorata, materiali leggeri, roll-bar e cinture di sicurezza a quattro punti. La Zonda R: versione particolare e diversa dalle altre (trovate qui la recensione della versione AUTOart), è praticamente nata come laboratorio mobile per eseguire test sui nuovi pezzi realizzati per la futura Huayra. È una vettura utilizzabile solo in pista, presenta un telaio con lega in titanio-carbonio con particolare forma a V e una deportanza portata al limite. Pesa solo 1070 Kg con 750 Cv di potenza, la R è di fatto la massima espressione tecnologica (e forse stilistica) che abbia mai avuto la Zonda.

La Zonda Revolucion – Crediti: web

Dalla Zonda R nasce di fatto la stirpe delle Zonda 760 RS: modelli unici, cuciti su misura e con le iniziali del proprietario aggiunte al nome della vettura (vedasi la Zonda 760 RS LH ordinata da Lewis Hamilton in un “poco sobrio” viola con cambio manuale). Tra le 760 RS troviamo la LM, la RSJX, la Kiryu, la Fantasma e la Passione. Sono tutte one-off ordinate da clienti selezionati. Ma la Zonda più particolare di tutte è stata voluta dal cliente più esigente: Horacio Pagani. Ebbene sì, nel 2017 Horacio si fa un bel regalo: realizza una versione speciale che chiama Zonda Barchetta quando ormai la gamma prevede solo la Huayra. La vettura è ispirata alle barchette da corsa degli anni ’60 e la dice lunga sul fascino dell’auto (che rivediamo in parte nell’ultima incarnazione, ossia la Utopia). Horacio ne ha prodotte solo tre: una per sé e due per chi vuole acquistarla alla modica cifra di 20 milioni di euro. Vi starete chiedendo perché costa così tanto. Molto semplice: c’è sempre un cliente pieno di soldi pronto a sborsare cifre esorbitanti per una sua creazione.

La Zonda Barchetta di Horacio Pagani – Crediti: pagani.com

LA REPLICA PROPOSTA DA ALMOST REAL E LE AGGIUNTE SPECIALI DI BBR

  • Codice modello: 850401021
  • Serie: BBR ModelStore EXCLUSIVE
  • Data di uscita: 08/2022
  • Materiale: DieCast
  • Scala: 1:18
  • Aperture: Si (4+2)

Da qualche tempo vi era un vuoto da colmare riguardo altre varianti della Zonda. Anni fa uscì nel mercato la versione prodotta da AUTOart in più colori (celebre la versione blue/black carbon). Ma per quanto riguardano versioni più classiche (come la S, F, C12 S, 5) non vi era praticamente nulla a parte repliche di fascia bassa poco interessanti per un collezionista ormai maturo. Nel 2021, finalmente, ci ha pensato Almost Real annunciando l’arrivo della nuova serie AR+ con la Zonda F (versione Press Version). Le prime immagini furono molto promettenti e una volta giunto nei negozi, il modello ha saputo conquistare il cuore dei collezionisti per via della cura dei dettagli, come le ottime decal e le cinghie in cuoio. Qualche tempo dopo Almost Real annuncia l’arrivo di una versione speciale in collaborazione con BBR, limitata a soli 100 pezzi in tutto il mondo.

Questa versione speciale è la protagonista di questa approfondita recensione: versione che vede l’aggiunta di una confezione formato cofanetto ben realizzata, una teca personalizzata con targhe dedicate alla Zonda F e ovviamente il modello: è di fatto uguale alla versione del 2021 ma senza le decal che erano presenti nella Press Version. Scelta direi “azzeccata” poiché la presenza degli sponsor infastidiva molti collezionisti e “sporcava” la particolare linea della vettura. Il cofanetto ha un aspetto premium con due chiusure a clip di tipo trinket che le conferiscono un aspetto un po’ vintage.

Sul frontale è ben visibile (stampato in rilievo) il logo AR+ che contraddistingue la nuova serie di Almost Real. In alto invece è visibile l’iconico quadruplo scarico della Zonda. La lavorazione dell’esterno è molto bella da vedere e le sottili cuciture bianche completano un quadro perfetto. Il rivestimento (che ad un primo impatto sembra quasi vera fibra di carbonio) è in realtà una gomma finemente lavorata che ricrea il noto effetto del materiale composito. È, di fatto, lo stesso rivestimento che BBR utilizza per le basi delle sue teche. Infatti, la collaborazione vede BBR partecipe nella realizzazione del cofanetto e della teca inclusa all’interno.

L’interno del cofanetto, interamente rivestito in velluto adesivo, presenta il logo Pagani in metallo applicato sull’apertura in alto. In basso invece troviamo gli alloggiamenti che riguardano gli accessori. Sulla destra sono disposti il “Collectible Certification” completo di numero seriale e il dépliant dedicato alla Pagani Zonda F, entrambi forniti da Almost Real. Sotto troviamo una pezzuola in microfibra con logo impresso.

Sulla destra troviamo un cacciavite completo di logo con l’impugnatura in un arancio metallico, una pinzetta nera e un’astina che facilita l’apertura del modello. La disposizione complessiva e le finiture danno la sensazione di avere a che fare con prodotto premium. Peccato che la parte frontale del bauletto ruoti in modo tale da creare un gradino, sollevando la base.

Il modello invece si presenta avvolto in un copritelo in tessuto grigio che da quell’aria da showcase all’esperienza. Merita un breve approfondimento il copritelo e la basetta personalizzata.

Il telo copri auto presenta il logo stampato AR+. Il tessuto è di qualità e protegge la replica durante il trasporto. Qualora acquistiate questa versione troverete attorno al modello un nastro che lo avvolge più volte al fine di mantenere tutto in sicurezza. La basetta è personalizzata: oltre alla rifinitura simil carbonio uguale al cofanetto, troviamo una targhetta a fondo opaco con dicitura Zonda F a contrasto. Nell’angolo destro ritroviamo il logo Pagani visto sul bauletto.

L’ESTERNO

Le forme esotiche della Zonda F sono state riproposte molto bene. Le proporzioni sono esatte, così come l’assetto. Ho deciso di non svitare la vettura dalla base poiché non pregiudica la qualità della recensione. Inoltre, il fondo è piatto e molto semplice: vi è davvero poco da vedere. Il colore di questa vettura è il Grigio Mercurio: tonalità abbastanza particolare poiché si differenzia (in parte) dal classico grigio metallizzato. Questa tonalità di tinta tende a dare riflessi più scuri nelle zone in ombra e molto chiari se esposta alla luce. Almost Real ha saputo cogliere questa caratteristica abbastanza bene.

Il colore risulta ben steso, omogeneo, coprente, con effetto buccia d’arancia minimo o quasi inesistente. Il modello è in diecast, quindi non mi aspetto shutlines strettissime come i compositi di AUTOart: ad ogni modo gli accoppiamenti sono ottimi in tutto il modello. Non vi sono disallineamenti. Le shutlines dei cofani sono perfette. Poco meno quelle degli sportelli: un poco abbondante lo spazio lasciato sul lato della serratura, forse per facilitare l’apertura tramite l’accessorio in dotazione. Le decal, come vedremo più approfonditamente, sono di prima qualità: restituiscono un ottimo effetto, sono lucide e non vi sono distorsioni.

I cristalli sono oscurati con filtro grigio. Non sono sicuro che questo colore sia corretto: infatti cercando sulla rete i cristalli sembrano virare sull’azzurro più che sul grigio. Di certo non è un errore grave. Il modello presenta molte griglie passanti in metallo.

Il frontale si presenta molto bene: a fare da padrone sono gli ormai iconici gruppi ottici piccoli e circolari, incastonati in una scocca in fibra di carbonio. L’altezza da terra è perfetta. Sorprende la definizione del muso della vettura: gli spigoli sono netti, il naso è definito. Bel lavoro considerato che la scocca è in diecast.

I gruppi ottici sono realizzati molto bene. I due più grandi in alto sono entrambi lenticolari. In realtà lo è solo il faro più esterno. In basso è presente l’indicatore di direzione. All’interno sarebbe dovuta esserci una lampadina arancione che non vedo. Sono difetti? Di certo no. Il tutto viene impreziosito dalla scocca rivestita in fibra. L’effetto è ottimo: la decal è ben posata e rivestita con pittura lucida. In alto, al centro del cofano anteriore, troviamo lo stemma Pagani: è nitidissimo e ben proporzionato e poggia su una base con effetto carbonio. Questo pezzo avrebbe dovuto avere due “uncini” che andavano a poggiarsi sulla placchetta sotto il parabrezza. La forma è stata semplificata ma è comprensibile.

Lo splitter è interamente rifinito in carbonio. Non vi è alcuna distorsione. Subito sopra troviamo le griglie passanti in metallo: sottili e dipinte di nero, lasciano intravedere il radiatore retrostante. Ai lati sono visibili i fendinebbia: dal tipico aspetto monoculare, sono completi di cornice color silver. Da notare gli spigoli abbastanza definiti della scocca.

Esaminando la parte frontale del modello sono degni di nota gli specchietti laterali: l’asta è sottilissima e l’intero elemento è rivestito con decal. La fibra circonda anche l’intero parabrezza: la qualità è la medesima, dall’aspetto lucido e convincente. Da nessuna parte è presente fibra in rilievo: altri brand dovrebbero fare la stessa cosa invece di usare espedienti poco eleganti come la fibra in rilievo.

Un particolare apprezzato da molti collezionisti è la presenza delle cinghie in cuoio. Sulle repliche raffiguranti auto sportive siamo stati abituati a vedere spesso cinghie in gomma. In questo caso abbiamo un particolare che ci ricorda, in parte, modelli come CMC o Exoto. Vedere utilizzare più tipologie di materiali è sempre un bene. La portiera presenta il logo Pagani (nitidissimo) inglobato in una sagoma a forma di goccia. Presente anche il nottolino della serratura.

In basso troviamo una delle parti più belle del modello: l’intero fascione è rivestito con decal ad effetto carbonio. In questo caso le decal esprimono il massimo della loro bontà in termini di effetto e resa finale. Infatti, pur essendo una zona molto articolata, non appare alcuna distorsione e la lucentezza è ottima. Sul fascione alloggia una grande presa d’aria con griglia passante. In alto è possibile invece osservare il logo della Modena Design, leggibilissimo se vedete bene da vicino. Altrimenti usate una lente, è davvero molto piccolo.

Il posteriore del modello conferma l’attenzione ai dettagli: vedasi la fibra di carbonio nella tonalità del bordeaux (forse un po’ troppo chiara) che avvolge i gruppi ottici, proprio come sull’auto reale. L’assetto risulta corretto anche da questa visuale. Spicca al centro lo scarico posteriore quadruplo racchiuso in un elemento circolare (geometria che si ripete un po’ ovunque, anche negli interni). Tutto intorno viene impreziosito dalle decal in fibra di carbonio, ben stese.

I gruppi ottici posteriori (tipicamente circolari) sono molto fedeli alla vettura di riferimento e presentano la giusta profondità. Un piccolo appunto riguarda il faro più in basso: la luce di retromarcia coassiale centrale si trova, in alcune Zonda F, solo sulla destra. Almost Real le ha inserite in entrambi i lati. Ciò conferma che AR ha deciso di replicare la versione presentata per la stampa. È presente, infatti, (celata dietro la sottile griglia) anche la luce retronebbia (di colore rosso), non presente su tutte le Zonda F. Le griglie ai lati degli scarichi sono sottilissime e lasciano intravedere i grossi silenziatori color bronzo. Gli scarichi sono bellissimi da vedere ma forse un poco troppo lucidi. Subuto in alto troviamo il logo Pagani.

Il diffusore è riccamente rifinito come il resto del modello: l’effetto carbonio è sempre affidato alle decal e poi applicato il lucido. Visibile altre piccole griglie passanti e sfoghi relativi al raffreddamento del motore. Sotto la griglia, sulla desta, abbiamo il logo Zonda F fotoinciso. In basso al centro il porta-targa. La Zonda F presenta due piccoli spoiler e un alettone di maggiori dimensioni al fine di aumentare il carico aerodinamico. Tutti questi elementi sono rifiniti con decal effetto carbonio. Le aste che sorreggono l’alettone risultano snelle, ben scolpite e dall’aspetto metallico.

Il resto del posteriore è ancor più bello da vedere. Dalla piccola finestrella in plexiglass è possibile ammirare parte del poderoso motore AMG a V da 12 cilindri. Ai lati del grande cofano motore troviamo 4 prese d’aria: due prese venturi con pinna centrale complete di griglia passante e altre due prese più ampie sempre munite di griglia. Poco davanti è visibile il bocchettone del rifornimento che fa capolino dalla sua sede.

Le ruote sono bene seguite. All’anteriore sono da 19 pollici al posteriore da 20 pollici. La spalla degli pneumatici presentano la giusta altezza e sono completi di marchiature. L’aspetto dei cerchi in lega però non convince appieno: sembra più una cromatura che una finitura in lega alluminio/magnesio. È la stessa sensazione menzionata prima per gli scarichi. Inoltre, al centro manca il logo Pagani. In compenso però sono presenti le valvole di gonfiaggio. I grandi dischi carboceramici hanno il giusto colore e dimensione. Le pinze monolitiche sono della giusta forma e complete di logo. Nel complesso le ruote sono ben realizzate.

GLI INTERNI

La replica presenta 4 aperture principali più quelle relative ai due bauletti contenuti nel cofano motore. I cinematismi sono precisi, soprattutto quelli relativi alle portiere. Un po’ meno la rotazione del cofano posteriore. Fin dalla prima versione pubblicata da AR (la press version) molti si sono lamentati di come il cofano lasciasse dei segni sia all’interno del vano motore, nello specifico sui braccetti posteriori e in prossimità dell’angolo esterno della scocca che racchiude i gruppi ottici posteriori (in evidenza coi cerchietti bianchi).

A cosa sia dovuto il problema non è certo: a mio parere su alcuni esemplari le cerniere sono semplicemente montate male e ciò fa sì che il cofano, ruotando, tocchi punti che non dovrebbe lambire poiché non si allontana abbastanza durante la rotazione. Non so se questo difetto sia stato corretto sui nuovi esemplari.

Una volta aperta la portiera sembra quasi di salire sulla vera Zonda F. Gli interni sono ben rifiniti e completi di tutto. L’unica nota riguardano i colori utilizzati. Il rosso scelto da AR è un po’ troppo chiaro rispetto alla controparte reale e non restituisce appieno l’effetto della pelle. Stessa cosa per gli inserti su volante e leva del freno a mano: ottima la trama che simula il legno ma la tinta è troppo chiara (guardate la galleria a fine recensione). In compenso, tutte le parti in fibra sono trattate con la stessa cura degli esterni. Le decal sono molto belle da vedere. Il pavimento non presenta la moquette poiché la vettura lo ha interamente rivestito in pelle. La pedaliera, come la maggior parte delle repliche, risulta un po’ povera. Il volante a tre razze presenta proporzioni perfette ed è completo di logo Pagani sul mozzo. Dietro troviamo il quadro strumenti: abbastanza fedele nella sua sofisticatezza in stile Pagani, è totalmente rifinito con decal. Tra gli indicatori non manca nulla ma purtroppo non tutto è leggibile. Ho visto decal molto più nitide.

Le cifre del contagiri sono abbastanza distinguibili, quelle del tachimetro molto meno. Le spie sono tutte presenti. Le prese d’aria circolari sono ben riprodotte: tridimensionali e rivestite in fibra. La plancia centrale è tale e quale all’originale: in alto, subito sotto il logo Zonda F, troviamo i comandi del clima. Il piccolo display a cristalli liquidi è presente così come i tasti completi di logo stampati a tampone. In basso sono ben visibili i 4 interruttori a levetta (che fanno molto vintage) col tasto Hazard centrale in rosso. Purtroppo, le scritte non sono leggibili perché non vi sono affatto. Peccato. In basso troviamo l’autoradio completa di display e tasti. Purtroppo, vista la dimensione di questi, sono sprovvisti di loghi. La plancia è racchiusa in una cornice interamente rifinita con decal. La leva del cambio è ben riprodotta ma il pomello sarebbe dovuto essere più massiccio. Il tunnel centrale è completo di comandi e leva del freno a mano: anch’esso è interamente rifinito con decal e contribuisce tantissimo nel rendere l’abitacolo realistico e dettagliato. Sulla sinistra troviamo il vano portaoggetti, completo di cinghia per la chiusura.

Le sedute (con retro in fibra) sono ben realizzate: l’effetto della pelle non convince appieno ma in compenso sono presenti bellissime cinture in stoffa. I pannelli delle portiere sono realizzati molto bene: presente la cinghia in pelle, la maniglia per l’apertura e la cassa dell’impianto audio: il tutto in una cornice in fibra di carbonio che su questo modello fa da padrona. Lo stesso carbonio che troviamo anche sul fascione battitacco, completo di logo Pagani. Notate la seconda parte della cinghia (munita di fibbia) che alloggia dietro la portiera.

Tirando le somme, a parte qualche minuscola mancanza e variazione di tonalità, l’abitacolo è riccamente rifinito con decal in carbonio che arricchiscono e accrescono la pregevolezza dei dettagli.

Come ho fatto notare prima, le cinghie relative ai cofani possono essere di fatto “allacciate” vista la presenza della seconda metà alloggiata all’interno del vano della portiera. Ottimo dettaglio.

MOTORE E MECCANICA

Elemento degno di nota è sicuramente la qualità in termini di dettagli del motore. Come suggerisce anche il manuale, è importantissimo aprire prima le portiere e solo dopo sollevare il grande cofano motore onde evitare di danneggiare il modello (come, ad esempio, se cinghie qualora vengano allacciate). Le cerniere risultano solide e resistenti: essendo in metallo e complete di pistoncino, sorreggono senza alcuno sforzo il pesante cofano. Nota: se avete la sfortuna di avere uno di quegli esemplari col cofano montato in modo imperfetto non ruotate completamente il cofano altrimenti potrebbe lasciare dei segni sugli angoli esterni della scocca, vicino i gruppi ottici posteriori.

Il motore ha l’esatto aspetto di quello presente sulla vettura “press version”: è un Mercedes-Benz AMG 12 a V con cilindrata da 7291 CC e una potenza di 602 CV. L’apertura del cofano rende possibile una visione approfondita dei dettagli, libera da ostacoli. Il motore è protetto da un telaio tubolare che in alto si chiude a forma di “X”. L’aspetto è convincente e le due viti visibili non disturbano la resa finale. Subito sotto è ben visibile il grande collettore d’aspirazione cromato, completo di logo AMG: l’aspetto è del tutto simile alla controparte reale ma la parte più bella è il convogliatore totalmente rifinito in fibra. Al centro troviamo il logo Mercedes e la sigla 7.3 a ricordarci la generosa cilindrata. Tra le intricate tubazioni del collettore si intravedono i cavi elettrici delle candele e parte della testata di colore oro.

Non mancano altri dettagli come i piccoli tubi trasparenti che fuoriescono dal collettore, l’astina dell’olio (di colore rosso), vaschette e altri cavi. Molto belli i grossi silenziatori in fondo al vano motore: il colore è corretto (bronzo) e AR ha cercato anche di ricreare le sfumature colorate che assume il metallo a causa delle elevate temperature. La zona più interessante però credo sia quella relativa alle sospensioni a triangoli sovrapposti: il cinematismo è presente e tutte le parti collaborano come sull’auto reale, compresa la realistica molla elicoidale di colore rosso. Vi è qualche piccola linea di stampo su alcuni elementi ma sono poco visibili. La ciliegina sulla torta sono sicuramente i due scompartimenti che troviamo ai lati. Completi di cinghia rossa in cuoio, sono interamente rifiniti con decal a effetto carbonio e completi di cerniere metalliche e valigie coordinate con gli interni.

Ma le sorprese positive non finiscono qui. Un altro aspetto che ho apprezzato tantissimo è la finitura interna del cofano motore: AR non si è risparmiata ed ha rifinito l’interno sempre con decal ad effetto carbonio. Un dettaglio non scontato (molti brand avrebbero utilizzato la fibra in rilievo) che contribuisce a rendere questa replica di alto livello. Non mancano altri dettagli, come la targhetta che indica il nome dello specialista che ha montato a mano il motore e la copertura di colore grigio anticalore.

Il vano motore risulta essere la zona più ricca del modello: non vi sono sconti e i compromessi sono davvero minimi. Le decal in carbonio si sprecano così come tanti altri dettagli. Questa cura fa sì che la replica entri di diritto nella categoria di fascia alta.

Il cofano frontale del modello è azionabile con facilità e rimane in posizione perfettamente. L’interno del vano è interamente rifinito con decal ad effetto carbonio. Come visto per il cofano posteriore, anche il cofano anteriore presenta la superficie interna interamente rifinita.

Dentro troviamo il grande radiatore completo di due ventole. Non mancano altri dettagli, come la vaschetta dell’olio dei freni e le tubazioni del sistema di raffreddamento. Ben visibile anche la meccanica relativa alle sospensioni anteriori, anch’essa funzionante. Un vano relativamente semplice rispetto a quanto visto prima, ma completo di tutto e rifinito in ogni dettaglio.

In questa recensione manca il commento sul pianale: ho deciso di non svitare il modello dalla base poichè vi è davvero poco da vedere. Il pianale è totalmente piatto e, a parte qualche presa d’aria venturi, vi è davvero pochissimo da vedere. Del resto, il modello ci ha mostrato davvero tantissimo.

CONCLUSIONI E PAGELLA

Su un aspetto siamo certi: siamo di fronte ad un modello di fascia alta. La Pagani Zonda F di Almost Real dimostra di avere le carte in regola in termini di dettagli è qualità. Vi sono piccole sviste, come ad esempio la tonalità dei colori dell’abitacolo ma di fronte a tanta cura risultano aspetti trascurabili. Il modello è interamente rifinito con decal di prima qualità: sono ovunque, anche nelle zone nascoste o sulle superfici interne dei cofani. Ciò rende la replica convincente e rifinita. Altri punti di forza sono il cinematismo delle sospensioni, le cinghie in cuoio e un propulsore replicato in tutte le sue parti. Le linee di stampo sono minime e poco visibili. La finitura dei cerchi in lega non convince pienamente ma il modello ha un aspetto così curato e scenico che tutti i piccoli difetti vengono assorbiti senza alcun problema. Inoltre, gli pneumatici presentano marcature e valvole di gonfiaggio. Un altro valore aggiunto (sicuramente per alcuni) è probabilmente la scocca in diecast. Personalmente, non lo ritengo un vero e proprio vantaggio: a parte il cinematismo delle sospensioni (che forse un modello in ABS non avrebbe potuto offrire) una scocca in composito avrebbe potuto garantire shutlines ancora più precise (vedi il gap un poco abbondante delle portiere). Vi è però da sottolineare che la scocca della vettura è scolpita molto bene: si notano molti spigoli ben definiti, soprattutto sul frontale.

Inoltre, questa versione è impreziosita dalla particolare confezione a bauletto che dà l’impressione di aver a che fare quasi con un “gioiello”. Viene anche fornita una sacca grigia con logo AR+ per riporre il tutto con cura. È evidente come Almost Real (in collaborazione con BBR) abbia voluto provare a proporre qualcosa di più ricercato e di maggiore qualità. In grossa parte l’obbiettivo è stato raggiunto: il modello è valido ed ha una doppia anima. Da un lato mantiene alta la tradizione dell’ormai vecchio Diecast, dimostrando che forse, questa lega, ha ancora qualcosa da dire. Dall’altra parte Almost Real ha imposto uno standard più alto per quanto riguardano le vetture esotiche: spesso questi modelli rinunciano alla differenziazione dei materiali o trascurano qualche dettaglio poiché poco visibile. La Zonda F invece introduce le cinghie in cuoio (materiale che siamo abituati a vedere sulle auto classiche e utilizzato da brand come CMC o Exoto) e non tralascia nulla o quasi. Uno sforzo che spero abbia una ripercussione positiva su altri marchi che operano nella stessa categoria. E chissà che, in un futuro prossimo, modelli di questo tipo possano sfoggiare interni in pelle o in tessuto. Grazie per essere arrivati fin qui. Alla prossima!

LA PAGELLA DI DIECAST PASSION

Esterno: 9/10

Interni: 8,5/10

Motore: 9/10

Materiali: 8,5/10

Fedeltà: 9/10

TOTALE: 44/50 [Ottimo]

Nota: da 0 a 10 Insufficiente; da 10,5 a 20 Sufficiente; da 20,5 a 30 Discreto; da 30,5 a 40 Buono; da 40,5 a 50 Ottimo

Per un confronto con la vettura reale, di seguito una galleria dedicata a questa storica e popolare vettura della casa di San Cesario sul Panaro.

Qui invece trovate una ricca photogallery della replica di questa recensione.

Crediti galleria: pagani.com, gtspirit.com, petrolicious.com, web.  Qualora riconosceste vostra un’immagine utilizzata nell’articolo o conoscete l’autore contattatecelo in modo tale da aggiungere i crediti o eliminare il contenuto.

Darius Kri
Darius Kri
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