RECENSIONE AUTOART MCLAREN P1 1:18

La McLaren P1 fu il primo modello della gamma Ultimate Series e fu creata col preciso obiettivo di essere la migliore vettura al mondo, sia su strada che su pista. Da molti viene considerata l’erede spirituale della McLaren F1, iconica vettura degli anni 90 considerata ad oggi una delle migliori supercar di sogni tempo. La McLaren P1 aveva quindi un compito arduo da compiere. McLaren si è fatta forte dei cinque decenni di esperienza maturati nel motorsport e in Formula 1 ed ha applicato le sue conoscenze tecniche nella P1, allo scopo di ottenere quel salto di qualità tecnologico e generazionale prima considerati irraggiungibili.

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La McLaren P1 al Geneva Motor Show 2013 – Crediti: web

Secondo quanto dice lo Chief Executive Officer di McLaren, Mike Flewitt: “La McLaren P1 è la vettura più emozionante, performante e dinamicamente avanzata mai prodotta e rappresenta una vetrina per le capacità innovative e tecnologiche di McLaren. La velocità massima assoluta non è mai stata la sua priorità; abbiamo costruito una vettura che potesse essere guidata sino a un circuito premendo un semplice bottone, ma diventare la vettura di serie più veloce in circuito mai prodotta, una dichiarazione che ha un valore tecnico specifico fondamentale e di grande importanza per le sue prestazioni su strada.”

Test estremo per la McLaren P1
Crediti: McLaren

La produzione della vettura è iniziata in concomitanza con il Salone di Ginevra del 2013 per un totale di 375 vetture: tutte vendute ancor prima delle consegne. Il prezzo di base era di 970.000 euro. McLaren ha tenuto particolarmente alla personalizzazione della sua ultima creatura: non esistono infatti due P1 uguali. Ogni modello è stato realizzato a mano seguendo le specifiche del proprietario collaborando col McLaren Special Operations. Estrema cura è stata posta all’aerodinamica del veicolo sin dai primi prototipi, ereditando dalla F1 il sistema DRS (drag reduction system) che aiuta ad ottenere maggiore deportanza sull’ala posteriore cambiando a sua angolazione: si riduce quindi l’attrito e aumenta la velocità in rettilineo.

McLaren reveals P1 interior
Crediti: McLaren

Grande attenzione è stata posta al propulsore della vettura: al fine di garantire prestazione da supercar, fu installata una versione opportunamente modificata del motore McLaren a benzina biturbo V8 da 3,8 litri da ben 737 cv. Il tutto accoppiato ad un motore elettrico capace di erogare 179 cv, ossia più del doppio rispetto ai modelli di F1 dell’epoca. I due motori assieme erogano 916 cv, garantendo un’accelerazione da 0-100 km/h in appena 2,8 secondi, da 0-200 km/h in 6,8 secondi e da 0-300 km/h in 16,5 secondi, superando di ben 5 secondi la leggendaria McLaren F1.

LA REPLICA PROPOSTA DA AUTOART

  • Codice modello: AA76024
  • Serie: Signature
  • Data di uscita: 8/2016
  • Materiale: Composito
  • Scala: 1:18
  • Aperture: Si

La prima versione pubblicata da AUTOart fu la Matt Black, nel giugno del 2016. Parecchi collezionisti, compreso me, aspettavano da parecchio tempo questo modello e quando si seppe che sarebbe stato realizzato in composito si diffuse molta curiosità tra i collezionisti ma anche un po’ di scetticismo. AUTOart comunicò che il modello sarebbe stato in ABS ma con guscio interno in DieCast, per scongiurare possibili deformazioni nell’atto di apertura delle portiere. Personalmente scelsi il Matt White, un colore che adoro sulla McLaren P1, poiché esalta le forme e ben si sposa con gli accenti “blu elettrico”, che danno un bel tocco di sportività e modernità.

I modelli successivi entrarono a far parte della serie “Composite” (con talloncino giallo) segnando la fine della serie vecchia serie Signature. Per la McLaren P1 fu un’eccezione poiché, pur essendo in composito, appartiene ancora alla serie Signature e presenta infatti il certificato di autenticità. Questo è un valore aggiunto se considerato oggi, poiché la presenza del certificato e l’appartenenza alla “vecchia” serie aiuta a mantenere una quotazione più alta nel tempo.

La versione scelta da me è la Matt White, questa finitura opaca ben si sposa con le linee sinuose e filanti della McLaren P1. Il modello presenta le giuste proporzioni e il giusto assetto. L’utilizzo dell’ABS, nel corpo della vettura, presenta i suoi vantaggi nelle linee tese che corrono lungo i fianchi della vettura e in altre zone del modello che vedremo a breve. Mentre in altre, stranamente, l’utilizzo dell’ABS non ha dato nessun vantaggio e sicuramente si poteva fare di più. In generale, anticipo che il modello presenta le qualità di una Signature, ma assieme alle gradite sorprese vi saranno anche aspetti in parte negativi.

I PARTICOLARI ESTERNI

Il frontale del modello si presenta abbastanza bene. L’appartenenza alla serie Signature è subito confermata dalle griglie passanti di aerazione dei radiatori anteriori e dalla griglia centrale. Lo splitter soffiato all’anteriore presenta una stampa a tampone con effetto carbonio abbastanza convincente, peccato che AUTOart ha sempre reso la fibra di carbonio poco lucida. Negli ultimi modelli (2020) si è visto un piccolo sforzo da parte di AUTOart su questo versante. Spero migliorino ancor di più la lucentezza della superficie. Molto bello lo spoiler anteriore anch’esso in fibra di carbonio e con accento blu elettrico, un richiamo che è presente in tutta la vettura, compresi gli interni. Il logo McLaren risulta nitido e in rilievo: ottima scelta utilizzare una decal apposita invece di stamparlo sulla vettura.

I gruppi ottici anteriori sono replicati abbastanza bene ma vi sono alcuni piccoli errori. La falce argentata è troppo spessa (corretta nei modelli successivi) e avrei preferito che AUTOart la replicasse come un pezzo a parte invece che stampata dietro la calotta del faro. Inoltre, pare mancare uno dei quattro gruppi ottici all’interno della lente a falce, ossia quello di forma triangolare posizionato nello spigolo interno del faro. Inoltre, la scocca nera che racchiude i quattro gruppi ottici presenta varie scanalature nere parallele che nel modello sono assenti. Capiamo che questo sistema di gruppi ottici risulta particolarmente complesso da replicare ma AUTOart poteva fare qualcosa in più.

Le griglie sono sottilissime e di ottima fattura, infatti è visibilissimo il radiatore posizionato sul retro. Anche il passaruota ventilato presenta la stampa a tampone con effetto carbonio e una sottilissima griglia passante.

Come dico sempre, la qualità ruote rappresentano il 50% della bellezza esterna di un modello. AUTOart ha replicato molto bene le ruote da 19” (all’anteriore) e da 20” (al posteriore) della McLaren P1. Molto apprezzata la presenza delle marcature P ZERO PIRELLI sullo pneumatico. Come al solito, AUTOart omette le valvole di gonfiaggio.

Anche l’innovativo sistema frenante è stato replicato correttamente. McLaren ha adottato per la P1 freni a disco ceramici infusi con carburo di silicio, ottenendo prestazioni superiori e migliori capacità di raffreddamento. Infatti, è stato possibile eliminare i fori di raffreddamento, ottenendo una finitura omogenea. AUTOart ha replicato correttamente questo aspetto, incluse le grandi pinze blu complete di logo McLaren.

La McLaren P1 si distingue particolarmente per la canalizzazione dei flussi d’aria ben studiati. Una di queste canalizzazioni parte dalla base dei finestrini e continua all’interno della portiera sino a giungere ai radiatori posteriori del propulsore. Qui la scelta del Matt White premia parecchio: l’inserto nero in fibra di carbonio si abbina alla perfezione col candido bianco opaco del corpo vettura. La fibra di carbonio stampata con la tecnica a tampone è ben realizzata ma avremmo preferito, come al solito, una maggiore lucentezza. Le shutlines di questa zona del modello sono ottime ma, dato l’utilizzo dell’ABS, avremmo voluto vedere qualcosa in più, soprattutto l’accoppiamento con il cofano motore, che risulta un po’ “ballerino”.

Molti collezionisti hanno segnalato, subito dopo l’uscita dei primi esemplari, un problema che riguardava il corretto allineamento tra portiera e cofano posteriore. Molti dei primi modelli (2016) ne erano affetti ed è difficile capire come AUTOart possa aver avuto questa “svista”. Nelle versioni successive questo problema non si è più ripresentato, quindi probabile che AUTOart abbia risolto.

Molto belle le pinne laterali in blu, che aiutano a convogliare i flussi d’aria. L’intera minigonna, oltre ad avere l’accenno di colore blu sul profilo, è interamente stampata a tampone con effetto carbonio. Lo specchietto laterale risulta ben “scolpito”, completo di vetrino realmente riflettente. L’asta risulta “snella”: in questo caso l’utilizzo dell’ABS fa la differenza anche se spesso, nei modelli in DieCast, elementi del genere sono realizzati in plastica.

Il tettuccio della vettura è ben realizzato, interamente stampato con effetto carbonio. La stampa è perfettamente allineata, senza accavallamenti o distorsioni che spesso sono presenti in altri brand (ad esempio le resine). Ciò conferma che la tecnica di AUTOart funziona abbastanza bene ma, col rischio di ripetermi, va migliorata la lucentezza. È presente la terza luce di stop, celata parzialmente da una sottile griglia.

Solitamente il tettuccio ha ben poco da mostrare, ma in questo caso è tutto il contrario, rimarcando quasi l’appartenenza del modello alla serie Signature. Il modello non si risparmia in quanto a griglie: anche l’air scoop presenta una sottile griglia passante.

Il lunotto del cofano posteriore è ben replicato. AUTOart ha deciso di realizzare la particolare geometria degli sfoghi d’aria in metallo (forse alluminio). Al tatto si nota subito questo aspetto poiché l’intero modello, essendo in ABS, risulta “caldo” mentre la placca in argento risulta “fredda”, suggerendo la sua natura metallica. L’elemento in metallo “abbraccia” una placca in fibra di carbonio posta subito sotto il lunotto. Ottima stampa a tampone anche qui, allineata molto bene. Il logo McLaren risulta nitido e in leggero rilievo.

Anche al posteriore è presente l’inserto in blu elettrico, che ricalca il profilo dell’ampio diffusore. Peccato che questo non abbia la trama in carbonio stampata a tampone ma l’effetto è affidato ad una trama leggermente in rilevo stampata sulla plastica. Sarebbe stato più apprezzato anche qui un effetto carbonio come sul resto del modello. La McLaren P1 presenta dei particolarissimi gruppi ottici al posteriore: una linea di piccoli led, sinuosa, si snoda lungo il profilo della grande presa d’aria: questo elemento lineare viene replicato abbastanza bene. Ad essere pignoli, il fondo grigio sarebbe dovuto apparire più scuro.

Riguardo la sottigliezza delle griglie, AUTOart ha ormai raggiunto lo stato dell’arte. È infatti possibile scorgere attraverso di essa gran parte della meccanica, come le due ventole di raffreddamento dei radiatori e parte del propulsore. Lo scarico posteriore ha un’ottima resa, di aspetto metallico e ben proporzionato. Il fascione che sovrasta il diffusore è interamente in fibra di carbonio.

AUTOart ha dotato il modello in uno spoiler “attivo”. La replica è abbastanza fedele alla vettura reale. È possibile far scattare lo spoiler in posizione tramite una graffetta in metallo in dotazione nella confezione. La graffetta ha una forma a “c” e le due estremità vengono inserite in due fori appositi sotto il pianale del modello al fine di “spingere” verso l’esterno lo spoiler e mantenerlo in posizione. Personalmente avrei preferito un sistema simile a quello adottato sulla Bugatti Veyron, ossia “a scatto” tramite molla. Fedeli i pistoncini in metallo che sorreggono lo spoiler, del numero esatto, col più sottile al centro. Sarebbe stato gradito però la presenza del cavo elettrico nero e le viti di fissaggio di dimensione minore.

Replicato abbastanza bene anche il sistema DRS (drag reduction system): è possibile scegliere la posizione dello spoiler tra due configurazioni, la prima a sinistra nel caso in cui la vettura debba frenare, a destra nel caso in cui la vettura debba accelerare in rettilineo.

GLI INTERNI

Gli interni hanno dei pro e contro. Iniziamo con gli aspetti positivi. La scelta di questi colori sicuramente premia. L’abitacolo risulta abbastanza luminoso e moderno: il blu si accosta molto bene al nero e alla fibra di carbonio. Il volante è ben proporzionato e completo dei tasti blu (DRS) e rossi (IPAS). La plancia è ben replicata e completa di tutto, come lo schermo centrale e i comandi presenti subito in basso e sul tunnel centrale. Abbastanza convincenti anche le bocchette d’aerazione, per fortuna senza l’effetto di “pieno” che le fa apparire brutte da vedere oltre che finte. Presenti le cinture di sicurezza in stoffa, i fascioni dei battitacchi presentano la fibra di carbonio con stampa a tampone.

Passiamo ai contro. Sarebbe stata apprezzatissima la stampa in carbonio a tampone anche per la plancia centrale, invece di utilizzare l’espediente della fibra in rilievo sulla plastica. I sedili inoltre hanno un aspetto un po’ troppo plasticoso: questo purtroppo è un problema che appartiene a tutti i brand che non utilizzano materiali più “nobili”. Si poteva però utilizzare un rivestimento in gomma, che restituisse maggiormente la sensazione della pelle. Inoltre, sono migliorabili le geometrie delle levette vicino al volante e la forma della “palpebra” blu alla sua sinistra. Questo elemento di design finisce quasi di netto, mentre nella versione reale va ad inglobarsi maggiormente con le superfici dello sportello. Nel complesso gli interni sono soddisfacenti, ma si poteva fare di più. Un po’ sottotono la pedaliera.

La complessa geometria della portiera è stata replicata ottimamente da AUTOart. La presa d’aria, che si snoda all’interno dello sportello, è ben visibile all’apertura. Le portiere si sollevano molto bene e rimangono in posizione. Ottima anche la chiusura, che viene aiutata da piccoli magneti incastonati sul bordo della portiera. La chiusura però non restituisce la stessa identica sensazione di un modello in diecast: probabilmente vi è in gioco una piccola torsione per via dell’utilizzo dell’ABS, o forse è semplicemente la “leggerezza” degli elementi a dare una sensazione diversa. Il pannello interno delle portiere ha l’effetto in fibra di carbonio in rilevo e non stampato a tampone. Peccato.

Le portiere hanno ben due calamite che garantiscono la chiusura, e altre due ne troviamo nella parte opposta. Questa zona del modello, a portiere aperte, è un bel vedere poiché interamente stampato a tampone con effetto carbonio. Ben visibile parte del radiatore in fondo al percorso della presa d’aria.

MOTORE E MECCANICA

Per poter ammirare il propulsore bisogna prima sganciare lo spoiler posteriore con molta delicatezza e solo dopo è possibile rimuovere il cofano posteriore, tenuto in posizione da quattro calamite circolari.

Credo non sia un segreto che il vero tallone d’Achille di questo modello siano i dettagli del motore. Ad oggi, dopo qualche anno dall’ingresso del Composito sul catalogo AUTOart, sembra quasi che questo motore abbia voluto anticipare il calo di dettaglio che sarebbe da lì a poco sarebbe avvenuto. Il motore è più vicino ai dettagli della serie Millenium che della serie Signature.

Mancano tante tubazioni e cavi che potevano essere inseriti, il colore degli scarichi non convince appieno, così come la qualità delle ventole di raffreddamento dei radiatori, accettabili se viste da dietro la griglia ma non a motore aperto. Sembra come se AUTOart abbia realizzato il propulsore pensando che non venisse mai aperto. O come se non avesse pagato la licenza per poterlo replicare dettagliatamente. Ma sappiamo che non è così.

Le poche tubazioni presenti non brillano per qualità e sono visibili molte linee di stampo. Un vero peccato. Vi è da chiedersi come mai AUTOart abbia intrapreso questa strada. AUTOart aveva promesso, appena un anno prima, un abbassamento dei prezzi dei modelli grazie all’introduzione del Composito. Ma questo modello veniva venduto a ben 260-270 euro alla sua uscita, quindi circa 40-50 euro in più delle vecchie Signature. Per molti collezionisti è stato inaccettabile pagare di più per ottenere meno. Questo “calo” della qualità si è fatto sentire anche per i modelli successivi sino ad oggi (2020).

Spero vivamente che AUTOart accolga e ascolti le lamentele dei collezionisti di tutto il mondo e alzi nuovamente l’asticella della qualità. Io per primo sono un grande fan AUTOart e spero che vengano pubblicatati modelli con grandi dettagli.

Un aspetto che, in piccola parte, ci alleggerisce la delusione del propulsore sono le due “alette” sollevabili dietro il tettuccio. Si sollevano con precisione e mostrano i tappi del liquido refrigerante.

Riguardo il piccolo bagagliaio anteriore c’è davvero poco da vedere. La presenza dei pistoncini idraulici contribuisce a rendere meno “amara” la delusione del motore e ci ricorda che il modello è pur sempre una Signature. Avrei apprezzato che l’intera vasca del piccolo vano fosse stampata a tampone con effetto carbonio. Invece anche in questo caso si è optato per la soluzione più economica con linee in rilievo. Anche il cofano anteriore presenta una calamita per facilitare l’allineamento durante la chiusura.

CONCLUSIONI: IL MODELLO DALLA DOPPIA ANIMA

La McLaren P1 rappresenta, per certi versi, il canto del cigno della serie Signature senza riuscire totalmente nell’intento. Per molti aspetti, la McLaren P1 rappresenta una vera Signature: griglie passanti presenti in tutto il modello, ottime shutlines, ottimi inserti in carbonio con stampe a tampone, marcature sugli pneumatici, spoiler funzionante. Ma il modello presenta “due facce”: ricca fuori ma povera dentro. Se gli interni presentano ancora ottimi dettagli, il propulsore rappresenta forse il punto più basso dell’intera storia della serie Signature.

REVIEW: AUTOart Porsche 918 Spyder with Weissach Package ...
Porsche 918 Spyder AUTOart: il calo dei dettagli del motore è evidentissimo

Questo calo di dettaglio poi si è ripetuto in molti modelli successivi, non della serie Signature, ma della vera e propria serie Composite. Vedasi ad esempio la Porsche 918 Spyder, con dettagli del motore davvero scarni, forse in parte attribuibili alla mancanza della licenza e quindi del certificato. Stessa cosa è avvenuta per la Koenigsegg One:1, con dettagli inferiori rispetto alla Koenigsegg Agera in DieCast. soprattutto lato motore e tampografie.

A sinistra il motore McLaren P1 AUTOart (2016), a destra il motore della Nissan R390 GT1 AUTOart (2010). Cosa è successo?

Spero vivamente che AUTOart cambi direzione e ritorni ai dettagli delle migliori Signature, modelli apribili di qualità, completi sia esternamente che internamente. Una sana concorrenza da parte di altri competitor (come Almost Real e LCD) potrebbe portare i brand a sforzarsi di più e realizzare modelli più dettagliati e precisi. AUTOart forse ha commesso questi “errori”, allentando la presa, per via della diffusione delle resine. Molti brand propongono modelli chiusi, dove il motore non è presente. Quindi, pur abbassando i dettagli, AUTOart restava, sino a poco tempo da, uno dei pochi brand di fascia medio-alta a proporre un modello totalmente apribile. Ma con l’avvento di Almost Real, LCD e del ritorno (in parte) di BBR all’apribile, spero che la situazione migliori.

1/18 AUTOart MAZDA 787b Stealth Model Gran Turismo 5, Toys & Games ...

Il modello, ad ogni modo, lo consiglio: è una replica totalmente apribile, curata in molti dettagli e farà una bella figura sulla vostra vetrina. Non nascondo però che rimane l’amaro in bocca per via degli scarni dettagli della meccanica: se amate esporre i modelli in posizione aperta la McLaren P1 non fa al caso vostro.

AGGIORNAMENTO 2022: AUTOart pare aver “ritrovato” la giusta via per quanto riguardano i modelli 2021/2022. Basti pensare a repliche come la Bugatti Chiron o la recente Lamborghini Diablo SE30 Jota. Abbiamo potuto constatare un maggiore utilizzo della stampa a tampone, dettagli superiori del motore e delle ruote (inserimento delle valvole di gonfiaggio e marcature). Inoltre, AUTOart ha finalmente deciso di dar colore agli abitacoli a tutto vantaggio di una migliore estetica. Ci auguriamo che questo brand possa alzare ancor di più l’asticella della qualità, proponendo superfici in carbonio ancor più convincenti e curando ancor di più meccanica e dettagli che fanno la differenza.

LA PAGELLA DI DIECAST PASSION

Esterno: 8/10

Interni: 8/10

Motore: 6,5/10

Materiali: 8/10

Fedeltà: 7,5/10

TOTALE: 38/50 [Buono]

Nota: da 0 a 10 Insufficiente; da 10,5 a 20 Sufficiente; da 20,5 a 30 Discreto; da 30,5 a 40 Buono; da 40,5 a 50 Ottimo.

Per un confronto con la vettura reale, di seguito una galleria dedicata al fine di confrontare la replica con il bolide della casa di Woking.

Qui invece trovate una ricca photogallery della replica di questa recensione.

Crediti galleria: Axion23, Frank Moore, gijssprings.com, SIN, Stephen Sanders.  Qualora riconosceste vostra un’immagine utilizzata nell’articolo o conoscete l’autore contattatecelo in modo tale da aggiungere i crediti o eliminare il contenuto.

Darius Kri
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